Nel piccolo stagno della cultura italiana impazza un nuovo gioco di società: sparare contro il «Premio Acqui Storia». Non solo nella giuria ci sono storici in odore di «destra», ma questanno il riconoscimento è andato a Roberto de Mattei, cattolico conservatore e autore di Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta. Abbastanza per scatenare il tiro al piattello. Ci si è messa anche la Sissco (Società italiana per lo studio della storia contemporanea), tradizionalmente composta da storici orientati a sinistra, che ha emesso un comunicato per manifestare «preoccupazione» riguardo presunte «influenze politiche ed ideologiche che orientano talvolta» lassegnazione dei premi. Il motivo di tanta agitazione? Dei premi è obbligatorio tener conto anche nei concorsi universitari. E quindi il direttivo della Sissco, capitanato da Agostino Giovagnoli, ha deciso di mettere i puntini sulle «i», specificando che è necessario difendere a spada tratta i criteri di «scientificità». Scientificità che, ovviamente, finché all«Acqui» vincevano solo storici di sinistra era garantita al limone.
Ma al di là dei proclami minacciosi, come sempre nel mondo accademico è sempre meglio tirare il sasso con la destra e poi blandire la vittima con la sinistra. Visto che Antonio Carioti ha dedicato un ampio pezzo sul Corriere della sera al comunicato Sissco e alcuni membri della giuria dell«Acqui» hanno risposto per le rime, Agostino Giovagnoli si è affrettato a scrivere una lettera a uno dei colleghi membri della commissione che ha premiato Roberto de Mattei. Il succo, secondo i ben informati? Sissco non intendeva criticare i giurati, né entrare nel merito del libro di de Mattei. E nemmeno si può parlare di solidarietà a Guido Pescosolido (il professore che si è dimesso per protesta dalla presidenza della giuria che ha deciso di premiare de Mattei). Semplicemente, scriverebbe Giovagnoli, Sissco voleva fare un intervento generale che ricordasse che tutti i premi devono stare attenti al livello scientifico delle pubblicazioni presentate.
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