RomaDoveva essere il D-day, anzi, lE-day del Pd pugliese. Pronto a uscire dallassemblea regionale con in tasca il nome del candidato del centrosinistra alla successione di Nichi Vendola: Michele Emiliano. Ma la giornata, cominciata con un sms notturno del sindaco di Bari ed ex magistrato che chiedeva un consenso «unanime» e con linvito alla «serenità» arrivato dal Governatore pugliese, che da parte sua ha tutta lintenzione di ricandidarsi, è finita malissimo. Prima un sit-in dei «vendoliani» di fronte allhotel barese sede dellassemblea, poi le porte del salone, riservato ai 126 delegati, che si aprono, lasciando entrare manifestanti di Sinistra, ecologia e libertà (il partito di Vendola), curiosi e giornalisti. Vanificando così il tentativo di discutere, e votare, la scelta di Emiliano per la corsa alla conquista della Regione. Per dirla con Sergio Blasi, segretario regionale del Pd: «Non ci sono state le condizioni di agibilità democratica». Che poi conclude amaro: «Siamo al punto più basso del centrosinistra in Puglia».
Il dilemma sul candidato del centrosinistra alle regionali di marzo sta insomma spaccando il centrosinistra, e incrinando anche lunità del Pd. Difficile che intorno a Emiliano si raccolga l80 per cento del partito, come vorrebbe il sindaco. Cè chi, come lex assessore regionale Alberto Tedesco, travolto dagli scandali sulla Sanità in Puglia e volato sugli scranni del Pd in Senato, ora si toglie qualche sassolino dalla scarpa e critica lidea di candidare un sindaco eletto appena sei mesi fa. E anche alcuni esponenti democratici vicini a Emiliano puntano le proprie fiches in chiave regionale su Vendola. Lasse tra sindaco e governatore si è trasformato in un fronte. In ballo ci sono le alleanze, che potrebbero risultare decisive per lesito delle urne.
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