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Lo slalom del Razzo fra dolori e paletti

Lo slalom del Razzo fra dolori e paletti

Zagabria Perfino in Croazia i tifosi di Razzoli superano i classici venticinque lettori manzoniani. Non li hanno fermati i quasi 600 km di viaggio. Ad esaltarli l'idea di esserci, perché in fondo la prima miccia del razzo in Coppa si è accesa qui, su queste colline dove comincia la Pannonia, un nome nella storia, e dove lui nel 2009 ha conquistato il primo podio della carriera. Sulla Sljeme, che dall'alto dei suoi 900 metri sta a Zagabria un poco come la Montagnetta a Milano, Giuliano vorrebbe riprendersi quella corona che ogni anno viene forgiata nel cristallo per premiare chi va più forte fra questi boschi che fanno tanto Transilvania. Razzoli come un Bano venuto da lontano ha una cabala personale per la pista Crveni Spust: «Ho chiuso terzo tre anni fa, ho vinto qui poco prima dell'oro di Vancouver e lo scorso anno sono arrivato quarto».
Non serve un matematico a capire che il feeling con questo tracciato, più insidioso che ripido, sia speciale: tutti credono che Razzoli vada forte sul terreno molle, piovoso ed uggioso, ma non è così, nonostante il suo palmares - da Vancouver a Lenzerheide a Zagabria -, tutto costruito su nevi monsoniche: «Io mi butto sempre giù: ma è evidente che tutti preferiamo il duro e che tutti andiamo meglio se la neve non si segna: speriamo che il manto non sia troppo molle», spiega Razzoli guardando con preoccupazione la pioggerellina che prova a rovinare la festa di una Zagabria addobbata a circo bianco. La gente si accalca a provare i video giochi che riproducono le piste e a posare con la corona della "Snow Queen trophy" coniata a suo tempo per l'indimenticata Janica Kostelic e Razzoli pensa alla sua corona: «Si ruppe nel trasporto e me la rifecero nuova. Ora provo a riprendermela».
Non è un bel periodo per Giuliano: il secondo posto in Val Badia, proprio per il suo 28 compleanno, gli ha ridato un pizzico di sicurezza ma non gli ha tolto il dolore alla spalla, infortunata in allenamento in novembre: «In questi casi la convalescenza è di 40 giorni: io, invece, è 40 giorni che sono in giro». Anche a Natale c'è stato poco tempo per gnocco fritto ed erbazzone. Qualche giro di gigante per non affaticare la spalla e poi dopo le feste a Ravascletto: «Sono stati i primi giorni di allenamento continuo. Ora convivo col dolore e mi butto nella mischia». Già, una mischia fitta di pali con 5 slalom in 20 giorni e trasferte mozza umore cui insieme a Razzoli si sottoporranno anche Moelgg, Thaler e Deville. Oggi Zagabria, nel fine settimana Adelboden. «Dai Balcani alle Alpi: noi ci proviamo».

In tv Dir. Rai ed Eurosport 14.

30 e 17.30

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