Sta in fondo ai nostri cuori, è il legame con la vecchia festa della rinascita del Sole, dunque, qualunque siano le nostre credenze, è un inno alla speranza ed al rinnovamento della vita. I Romani festeggiavano il rinnovamento della natura rendendo omaggio a Saturno, dio della semina, fra il 17 e il 24 Dicembre. Si trattava di una festa piena di canti, danze e vino. Si offrivano dei doni, del miele, dolci….oro.
Le case venivano decorate con agrifoglio, edera e vischio. Il giorno del solstizio d’inverno rappresentava il giorno della rinascita del sole, il « Natalis », parola che più tardi venne modificata in Natale. Giulio Cesare nella sua riforma del Calendario fissò il solstizio d’inverno il giorno 25 Dicembre.
La festa del solstizio d’inverno, giorno della rinascita del Sole e dunque della terra, fu recuperata anche dai cristiani che stabilirono che Gesù non poteva che nascere il giorno del solstizio, cioè il 25 Dicembre. Bisognerà attendere il calendario Gregoriano per fissare il giorno del solstizio al 21 Dicembre, da qui la differenza fra Natale solare e Natale cristiano.
Proprio fra i Cristiani nasce la leggenda di Santa Klaus Attorno aNicolas de Myre, vescovo della giovane chiesa cristiana decapitato dai Romani il 6 dicembre nacque e si diffuse il culto e la leggenda di San Nicolas che premia i bambini ubbidienti durante la notte fra il 5 e il 6 Dicembre. Una leggenda portata nel Nord della Francia da un cavaliere di ritorno dalle Crociate.
Malgrado la condanna dell’adorazione di San Nicolas da parte della Riforma protestante, gli Olandesi decisero di conservare questa festa chiamandola nella loro lingua « Sinterklaas » Essi la importarono, insieme alle loro tradizioni, quando, emigranti, arrivarono negli Stati Uniti e lì il nome si modificò in « Santa Klaus».
Passando il tempo, le famiglie cristiane trovarono molto più appropriato che questa festa dei bambini fosse associata alla nascita di Gesù e Santa Klaus non fece più le sue visite nella notte del 5 Dicembre, ma in quella del 24. E’ nel secolo XIX che appaiono le nostre slitte ! Paradossalmente è un pastore americano che ne è l’inventore.
E’ nel 1821, in effetti, che Clément Clarke Moore, pastore della sua chiesa, scrisse una poesia per i suoi figli in omaggio al buon Santa Klaus. In essa dota il bravo Santa Klaus di un po’ di pancia, d’un bastoncino di zucchero d’orzo…ma soprattutto di una slitta tirata da 8 renne. Sempre in Americanel 1863, il caricaturista Thomas Nast, illustratore del giornale Harper’s Weekly, rifà il look al nostro bravo Santa Klaus o Babbo Natale.
Gli affibbia un costume rosso con un pelliccia bianca e cinge il suo pancione con un largo cinturone. A lui attribuisce, in questo periodo di guerra di secessione, il compito di confortare i soldati nordisti. Nel corso degli anni Nast disegna centinaia di Babbi Natale. Sono immagini che si inscrivono progressivamente nell’immaginario collettivo americano. Nel 1885 lo scrittore Georges Webster dona a Babbo Natale un aspetto più gioviale che fu disegnato dal pennello di Haddon Sundblum.
Questa immagine di « trasportatore di doni » non poteva non interessare i pubblicitari che lo utilizzaranno per la pubblicità di moltissimi prodotti. La pubblicità più diffusa, a partire dal 1931, diventa la Coca Cola. Si riuscirà a proporre così questa bibita anche in pieno inverno ! Ed è questo marchio che, dal 1930, lancia la carriera internazionale di Babbo Natale. Allora… la slitta di Babbo Natale ? Ebbene, essa si conformerà ai modelli utilizzati nel XIX secolo negli stati Uniti.
Se la Coca Cola ha scelto prevalentemente per le sue immagini pubblicitarie il modello « albany a due posti » nelle altre iconografie la slitta di tipo « portland » è la più diffusa.
Per sfogliare un ricchissimo album con svariate e bellissime slitte americane, di cui riportiamo, nella pagina seguente, alcuni modelli, visitatate il seguente sito http://www.attelage-patrimoine.com/3-album-1530368.htmlPer abbonarsi al NOTIZIARIO del Gruppo Italiano Attacchi tel. alla Redazione 3337059687
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