Economia

Gli slot Alitalia non risolvono il caso Malpensa

La battaglia per l’aerostazione deve puntare ai diritti governativi

da Milano

Da molti la data del 31 gennaio, giovedì prossimo, è attesa con trepidazione: quel giorno l’Alitalia dovrà comunicare quali bande orarie di decollo e di atterraggio (slot) lascerà «libere» all’aeroporto di Malpensa, a vantaggio di altre compagnie che vogliano utilizzarle. C’è chi vede nella decisione un elemento fortemente indicativo del futuro dello scalo lombardo. Il fatto, tuttavia, non va enfatizzato. Se Alitalia comunicherà l’intenzione di non utilizzare un certo numero di slot, non ci saranno nuovi entranti, perché Malpensa non è uno scalo saturo e, attualmente, non c’è nessuna compagnia «in coda» per accaparrarsi eventuali opzioni abbandonate da Alitalia. È vero, peraltro, che a Malpensa sono sature le fasce orarie più pregiate; se Alitalia lascerà dei vuoti in quegli spazi, ci sarà semplicemente un aggiustamento migliorativo di orari tra le compagnie che lo richiederanno.
Ma andiamo con ordine. Le stagioni del trasporto aereo sono due, estate (da aprile a ottobre), inverno (da novembre a marzo). Con alcuni mesi di anticipo, alla conferenza oraria mondiale organizzata dalla Iata vengono assegnati gli slot, aeroporto per aeroporto, alle compagnie che ne fanno richiesta. Nei mesi successivi, mentre si approssima la nuova stagione, le compagnie affinano la propria programmazione; la Iata stessa prevede che quindi ci sia un ulteriore passaggio, con il rilascio, appunto, degli slot che risultino in sovrappiù. È fisiologico che un 10-15% di slot vengano abbandonati. Tale decisione viene comunicata all’organismo regolatore (in Italia, Assoclearance), che provvede poi a redistribuire le bande orarie a chi ne faccia richiesta.
Giovedì scade, appunto, questa seconda fase (ma le regole Ue non sono rigide sulla data, che quindi non va intesa come una scadenza tassativa). Le compagnie diranno, aeroporto per aeroporto, quali orari intendono utilizzare e quali no. Malpensa non è ancora un aeroporto saturo. All’assemblea Iata sono state richieste 1.100 bande giornaliere, quando la capacità dell’aeroporto, calcolando 70 movimenti all’ora per le 16 ore commercialmente utilizzabili, è di 1.120. Attualmente i movimenti/ora sono circa 800. Su 1100 richieste, 490 appartengono all’Alitalia, che ha consapevolmente «abbondato» (nonostante preveda una riduzione dell’attività) in virtù dell’incertezza sugli effettivi piani dell’acquirente.
Paradossalmente, la compagnia potrebbe anche non rilasciare nulla e decidere in seguito; ma ciò è improbabile, perchè apparirebbe come una mossa scorretta nei confronti dei concorrenti. Senza contare che il presidente Maurizio Prato si è impegnato con una lettera al sindaco di Milano a far conoscere il piano di slot su Malpensa entro gennaio. È dunque prevedibile che Alitalia comunicherà di non utilizzare un certo numero di slot, che saranno un’opportunità per eventualmente migliorare la programmazione di altre compagnie. Ma non sarà nulla di risolutivo per il futuro dell’aeroporto.
L’interesse di Malpensa, piuttosto, è più rivolto ai diritti di traffico verso Paesi extraeuropei ed extra-Usa e Canada, che vengono rilasciati dal governo. I collegamenti intercontinentali che l’Alitalia cancellerà a Malpensa potranno essere operati da altre compagnie italiane solo se espressamente autorizzate dal governo.

È qui che la comunità lombarda alla quale l’aeroporto sta a cuore deve energicamente impegnarsi.

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