La Slovenia è entrata nell'Unione Europea e nella Nato, e i suoi rapporti con l'Italia sono apertamente amichevoli. La più occidentale e avanzata delle Repubbliche ex jugoslave, insomma, è oggi lontana anni-luce dal comunismo defunto con l'indipendenza da Belgrado ottenuta nel 1991. Eppure, certe cose sembrano non cambiare mai. Le autorità municipali di Lubiana, capitale della Slovenia, hanno deciso di intitolare nuovamente una delle strade principali della città a Tito, il defunto (nel 1980) leader della Jugoslavia comunista che è ancora molto popolare non solo in Slovenia ma anche nelle altre Repubbliche della ex Federazione.
La decisione è stata adottata la notte scorsa con 24 voti a favore e solo quattro contrari, con il Partito democratico (Sds, centrodestra) che per protesta non ha partecipato al voto. Il leader dell'Sds, Dimitri Kovacic, ha sottolineato che una tale decisione ignora la posizione dei tanti sloveni che non sono d'accordo e calpesta la memoria delle vittime del terrore comunista.
Il sindaco di Lubiana, Zoran Jankovic, ha da parte sua difeso la decisione affermando che in un recente sondaggio il 60% degli abitanti della capitale si sono espressi a favore. «I fatti storici possono essere interpretati in modo diverso, ma ciò non deve impedire di intitolare strade col nome di personalità storiche», ha osservato.
L'opposizione di centrodestra tuttavia non si arrende e ha presentato al sindaco una lista di 5.094 firme di cittadini i quali ritengono che né Lubiana né la Slovenia sentono oggi il bisogno di una via intitolata al maresciallo Tito.
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