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Sme, Castelli riapre l’indagine sul fascicolo segreto dei Pm

I procedimenti a carico dell’ex ministro Previti e dell’ex gip Squillante sono scaturiti da un dossier conosciuto solo dai sostituti Boccassini e Colombo. Ora il Guardasigilli vuole vedere le carte

da Milano

Riparte l’inchiesta del ministero della Giustizia sul fascicolo 9520/95 dal quale sono scaturiti i processi per corruzione in atti giudiziari a giudici e avvocati della capitale, come Renato Squillante e Cesare Previti. Ieri mattina, infatti, come anticipa il sito Il Velino, si sono materializzati nella cittadella giudiziaria di corso di Porta Vittoria due ispettori di via Arenula. In mano l’atto del guardasigilli Roberto Castelli che li incarica di concludere l’indagine avviata nel 2003 sull’ormai famoso contenuto del fascicolo 9520/95 aperto appunto dieci anni fa dai sostituti procuratori Gherardo Colombo e Ilda Boccassini sulla scorta delle rivelazioni di Stefania Ariosto da cui scaturì il caso Sme. Dallo scorso aprile il procedimento è finito in archivio su disposizione del gip Marco Maria Alma, già pubblico ministero, che accogliendo le richieste del Pool ha ritenuto di mandare in archivio gli ultimi faldoni. Ma cosa contengono quei fascicoli? Al di là dei Pm, nessuno lo sa di preciso. Un secco rifiuto era stata la risposta agli ispettori quando si erano presentati in Tribunale a Milano per verificarne il contenuto dopo due esposti presentati da Cesare Previti. L’ex ministro è infatti a processo su prove provenienti proprio da quel fascicolo.
In altre parole la Procura ha sempre negato di far visionare il fascicolo 9520/95 agli 007 di via Arenula sostenendo che seppur dopo 7-8 anni era ancora in corso l’inchiesta. E quindi quel fascicolo riguardava un’inchiesta in corso e visionandolo si sarebbe potuto violare il segreto d’ufficio. Una posizione che venne contestata dall’ispettorato. Da parte loro, gli ispettori ricordavano che la loro qualifica di pubblici ufficiali e di magistrati impone la riservatezza. In termini più ampi occorre osservare che se Milano avesse avuto ragione, all’organo ispettivo del ministero della Giustizia verrebbe sottratta la competenza su tutti i procedimenti penali in corso. In altre parole gli 007 di via Arenula potrebbero compiere controlli e verifiche solo su procedimenti dopo le indagini preliminari. Si creerebbe in altre parole un precedente, un limbo pericoloso. Tant’è che si arrivò a un gelo senza precedenti tra ispettori e alcuni Pm di Milano. Atteggiamenti lontani da quei principi di «lealtà e collaborazione» che dovrebbero seguire i magistrati sotto ispezione nel rapportarsi agli ispettori stessi. Il diniego però ha avuto conseguenze. Sia Boccassini che Colombo sono ora sotto procedimento disciplinare, su iniziativa della procura generale della Cassazione. La prossima udienza davanti al Consiglio superiore della magistratura è fissata per il prossimo 9 settembre. Entrambi i Pm sono difesi da Edmondo Bruti Liberati, figura storica di Magistratura democratica, corrente di sinistra dell’Anm.
Quanto alla chiave d’interpretazione necessaria per comprendere la mossa di Castelli, sta proprio nell’avvenuta archiviazione del procedimento stesso. Oggi, in altre parole, non dovrebbero esserci più quei motivi ostativi che erano stati avanzati dalla Procura per negare l’esibizione delle carte agli 007. Allora, dev’esser stato il pensiero del guardasigilli, si può verificare se gli esposti elencavano doglianze strumentali alla difesa o denunce reali di possibili omissioni e abusi.
Non si sa quanto tempo i due 007 di via Arenula rimarranno negli uffici del Tribunale a esaminare gli atti. L’ispettore generale capo Otello Lupacchini e l’ispettore generale Laura Capotorti, dovranno esaminare numerosi atti.

Ed è quindi anche prematuro ipotizzare che le loro valutazioni potranno essere in qualche modo utilizzate e vagliate nel procedimento disciplinare già pendente davanti al Csm.

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