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Sme, la Procura vuol processare di nuovo il premier

Udienza a porte chiuse dei giudici: «Illegittima la legge Pecorella»

Sme, la Procura vuol processare di nuovo il premier

da Milano

Il processo che non c’è ricomincia. E riparte nelle aule di giustizia la «caccia» a Silvio Berlusconi. Accade, naturalmente, a Milano dove domani è previsto un inedito prologo all’eventuale dibattimento di secondo grado per la vicenda Sme. Il premier è infatti uscito assolto, sia pure con la prescrizione per uno dei capi d’imputazione, dall’accusa di aver corrotto i giudici di Roma. La legge Pecorella, entrata in vigore nelle scorse settimane e contestata dall’opposizione che la giudica l’ultima norma «ad personam», aveva messo il sigillo su quel verdetto, cancellando il procedimento di secondo grado.
Partita finita? No, perché la Procura generale ha posto una questione di legittimità costituzionale, contestando apertamente la norma. E la Corte d’appello ha fissato un’udienza a porte chiuse in cui ascoltare le ragioni dell’accusa e della difesa per poi decidere il da farsi: spedire le carte a Roma, alla Consulta, perché valuti la nuova legge, oppure respingere l’obiezione dei magistrati ed eliminare dal calendario una volta per tutte l’appello.
Domani, comunque, gli avvocati del premier e il sostituto Procuratore generale sono chiamati ad illustrare le loro tesi. E Gaetano Pecorella, difensore del premier, accende il fuoco delle polemiche: «Credo che nella storia della Repubblica sia la prima volta che viene fissata un’udienza camerale per discutere un’eccezione di legittimità costituzionale. È un rito ambrosiano che si sono inventati». Questioni di metodo. Certo, il caso Sme torna in aula. Anche se per ora si ragionerà sulla Costituzione e sulla legge 46 del 2006: la norma «differenzia, senza alcuna ragionevolezza - scrive De Petris - le posizioni dell’imputato e del pubblico ministero di fronte alla sentenza relativamente al potere di proporre appello. Il primo potrà infatti impugnare le sentenze di condanna, mentre il secondo non potrà proporre l’identico mezzo contro le sentenze di assoluzione». Obiezioni di questo tenore sono state sollevate da altri magistrati in tutta Italia e verranno valutate nei prossimi mesi dalla Consulta.
Pecorella ha già risposto in Parlamento alla contestazione: «Non si riesce a capire come si possa giudicare colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio un imputato che sia stato assolto in primo grado. Quel dubbio ragionevole rimarrebbe sempre, in assenza di prove nuove di colpevolezza». Ora l’avvocato si concentra sul rito camerale: «Sua caratteristica è la non necessaria partecipazione delle parti. Si tratta di una procedura semplificata e vi è la necessità di attivare un contraddittorio meramente facoltativo». Schermaglie. In ogni caso, in aula si riapre, sia pure virtualmente, il caso Sme. È facile immaginare il seguito: Milano girerà la domanda di De Petris a Roma, il fascicolo rimarrà nel freezer per mesi. Fino al verdetto della Consulta. Che potrebbe anche resuscitare il dibattimento finito sul binario morto.

Domani, intanto, l’ouverture.

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