«Culto di una celebrità e gossip sono quasi opposti: uno divinizza la persona, laltro ne coglie il lato più umano». In una società dominata dalle immagini dei vip, si tratta di due aspetti quasi inconciliabili secondo Raffaele Visintini, docente di Psicologia di comunità allUniversità San Raffaele di Milano.
Che cosè il culto della celebrità?
«È idealizzazione: si rende una persona eccezionale, per poi identificarsi. Nel nostro mondo è una tendenza in crescita: più le figure sono positive, più si può fantasticare e tentare di identificarsi».
Perché scatta il meccanismo?
«Per unesigenza narcisistica da un lato e, dallaltro, perché siamo sempre più adolescenti. La tendenza infantile allimitazione è presente in molti adulti non troppo maturi che, non avendo unidentità solida, hanno bisogno di immagini forti per riconoscersi in qualcosa».
Il pettegolezzo è legato al culto?
«Lo scandalismo non divinizza, anzi: ad alcuni piace scoprire i lati umani di personaggi patinati. Da un certo punto di vista è il contrario del culto: è legato allaspetto ludico e non è incompatibile con la maturità della persona. Se non diventa qualcosa di morboso, di cui non si può fare a meno, è unattività di relax come unaltra».
Che cosa si cerca nel gossip?
«È una specie di finto interessante: scopro qualcosa in più e umanizzo il personaggio. Se vedo Madonna scendere dallauto e infilarsi le dita nel naso, magari non mi sembrerà più lei, anzi, non mi sembrerà nemmeno tanto bella».
Si può parlare del culto come di una sindrome?
«Più che altro è il sintomo di una sindrome, limmaturità: persone con bassa autostima, gravi insicurezze e tratti infantili sono sicuramente più portate a idolatrare qualche personaggio famoso».
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