Cronaca locale

«Smonteremo l’accusa» Giunta al contrattacco sulle consulenze d’oro

«Se dovessi difendere il Comune dall’accusa della Corte dei Conti di avere assunto dei non laureati come dirigenti, be’ direi che le principali figure dirigenti in Italia non sono laureati». Pausa. «Walter Veltroni non è laureato, Massimo D’Alema non è laureato e anche Francesco Rutelli non è laureato». Vittorio Sgarbi commenta la contestazione di quei novanta incarichi che, secondo i magistrati contabili, Letizia Moratti e i suoi assessori avrebbero «illegalmente attribuito».
E mentre l’assessore alla Cultura precisa che «per quanto mi riguarda, per le assunzioni di dirigenti direi che si facciano purché non abbiano la laurea e non siano come Prodi», il vicesindaco Riccardo De Corato fa sapere che in Comune «siamo sereni e tranquilli»: «Della vicenda ne parlerò con il sindaco lunedì quando torna da Washington». Fino ad allora, avverte il numero due dell’amministrazione comunale, «nessun commento»: «Sono abituato a informare prima i magistrati e poi i giornali, farei quindi una sgarbo alla magistratura e sarei persona davvero poco perbene se facessi il contrario».
Bocche cucite, dunque, negli uffici di Palazzo Marino anche se non è un mistero che già si sta lavorando alle controdeduzioni da presentare entro l’8 dicembre. Difesa dalle accuse contenute che, a breve, si valuterà se presentare «singolarmente o globalmente» poiché l’atto della «vertenza n.V22006/01663» è stato notificato sia al sindaco che a tutti e sedici gli assessori, e, ancora, al direttore generale Giampiero Borghini, al capo di gabinetto del sindaco geometra Alberto Bonetti Baroggi e pure ai dirigenti Federico Borfogna, Luigi Draisci e Claudio Bisi. Funzionari, quest’ultimi, che secondo la magistratura contabile potrebbero «essere tenuti a un risarcimento, in via sussidiaria, nella misura del dieci per cento della somma contestata».
Danno erariale che, secondo i conti della procura regionale della Corte dei Conti, ammonterebbe a undici milioni e 699mila virgola 65 euro. Somma che sindaco e assessori potrebbero essere costretti a pagare di tasca propria, anche se Sgarbi sottolinea che «in giunta ho votato dando per scontato che quello che si faceva fosse legale» e che, quindi, «non rispondo di cose che ho dato per scontate, come precondizione».
Ma per l’opposizione non ci devono essere sconti: «Ora il sindaco che ha voluto tenersi la piena responsabilità dell’organizzazione del personale ne risponda personalmente. Avevamo ragione quando mettemmo in guardia l’amministrazione. Non fummo ascoltati e così, adesso, Palazzo Marino fa una brutta figura, quella di un Comune che spreca risorse e non rispetta le regole».
Toni amari firmati da Marilena Adamo (Ds) cui segue il reclamo alla «trasparenza» e alla «dignità» della «casta di Palazzo Marino» da parte dello Sdi da Palazzo Isimbardi. L’ex assessore comunale socialista e oggi consigliere provinciale Roberto Caputo fa un balzo all’indietro «nella deprecata Prima Repubblica» quando «l’allora consigliere missino De Corato contestò al sindaco Paolo Pillitteri addirittura l’acquisto di alcune confezioni di noccioline».

Come dire: «La maggioranza di centrodestra abbia un sussulto nel nome e per conto dei milanesi».

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