Soci 2014, un architetto milanese firma il palazzetto delle Olimpiadi

Lo studio di architettura Zoppini ha progettato gli impianti per i giochi invernali in Russia

Soci 2014, un architetto milanese  firma il palazzetto delle Olimpiadi

Europei di nuoto in Croazia nel 2008, giochi olimpici a Londra nel 2012 e ora anche le Olimpiadi invernali a Soci nel 2014. In queste grandi manifestazioni ci sarà anche un po’ di Milano. Già perché questa non è l’agenda di un fanatico di sport, ma parte della lista dei lavori in cui lo studio d’architetti Zoppini di Segrate è impegnato. Nato nel 1961, lo studio ha pian piano conquistato un’ottima fama internazionale, culminata con la progettazione dell’Oval per Torino 2006. «È stato proprio l’Oval a convincere i russi a contattarci per Soci 2014», dice Alessandro Zoppini, che con il padre Pino conduce lo studio. Quando ha saputo della vittoria della bella città sul mar Nero nella corsa per diventare sede olimpica dei giochi del 2014, Alessandro era felice come una pasqua.
Cosa avete progettato per Soci?
«L’Oval (8mila posti) per le gare di pattinaggio e l’Arena (12mila) per lo short track. Due edifici diversi fra loro e di modernissima concezione, innestati in una cornice splendida, affacciata sul mare, ma a ridosso delle montagne»
Ce li descriva...
«L’Oval sarà tutto rivestito in legno e avrà un effetto “foresta” per chi lo guarderà da fuori, mentre l’Arena sarà come un blocco di ghiaccio che cambierà colore a seconda dell’inclinazione dei raggi solari. Un trucco ottico ottenuto con un materiale plastico, il barisov, e dei pannelli in acciaio satinato»
Il segreto sta dunque nell’impressionare il visitatore?
«Non solo. C’è l’aspetto commerciale, oltre a quello urbanistico. La flessibilità è fondamentale. Gli impianti potranno essere usati anche per concerti e convention. Le tribune retrattili e movibili consentono ogni tipo d’impiego. Prendiamo Torino: non è un caso che l’Oval venga utilizzato anche dopo le Olimpiadi, mentre altri impianti sono oggi praticamente inutilizzati»
Tanti lavori di prestigio all’estero, ma a Milano? Non vi piace giocare in casa?
«Non è una nostra scelta. Forse è perché non facciamo parte di certi circoli. Sembra incredibile, ci chiamano dalla Russia, ma qui non ci invitano neanche per rifare il campetto di una scuola media»
Eppure di impianti sportivi ne servirebbero...
«Eccome. A oggi la nostra città ha solo San Siro, uno stadio dal grande fascino, ma obsoleto e utilizzabile solo per il calcio. Mancano un palazzetto dello sport, uno stadio olimpico, una piscina coperta degna di ospitare eventi internazionali»
In passato si era parlato di Milano città olimpica. Resta un sogno?
«È una domanda da fare a chi governa la città e al Coni. Sicuramente i cervelli non mancano e le risorse si possono trovare. Il problema semmai è di mentalità: Milano, come poi tutta l’Italia in generale, è un po’ provinciale. Guardate Soci: al momento non c’è nulla, zero strutture. Ma con 15 miliardi di euro e una forte volontà si è aggiudicata i giochi invernali»
Dica la verità, è vero che gli stranieri pagano di più?
«Può essere. Il discorso da fare è un altro, però.

In Italia, per colpa del decreto Bersani, la concorrenza si fa solo sul prezzo e non più sulla qualità. Meglio far pagare meno che lavorare bene, è la logica. Ma il nostro è un lavoro intellettuale e la qualità del prodotto dovrebbe fare la differenza. Non i costi. Così funziona all’estero»

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