da Parigi
L'ultimo colpo di scena dell'Angolagate è stato un flop. Proprio all'inizio dell'attesissimo processo per uno dei più clamorosi scandali dell'epoca mitterrandiana - l'intermediazione francese nella vendita di armi russe all'Angola dopo la caduta del Muro di Berlino - il governo di Luanda ha tentato di congelare tutto, depositando un ricorso ufficiale in base al quale il rito giudiziario rischiava di mettere in pericolo la sicurezza stessa del Paese africano. Il presidente angolano Dos Santos, che è al potere dal 1979 e che è stato ora rafforzato dall'esito delle elezioni dello scorso 5 settembre, teme forse il coinvolgimento delle alte sfere militari a lui fedeli. Ma il processo è partito lo stesso e la mossa delle autorità angolane si è risolta in una bolla di sapone.
Adesso bisogna capire che cosa c'è dietro la «madre di tutte le tangenti francesi», legata a un traffico d'armi per (almeno) 790 milioni di dollari di quell'epoca, cominciato nel 1993 e protrattosi fino al 1998. Nella recente storia transalpina, solo un'altra mega-tangente è comparabile a quella dell'Angolagate: la raffica di bustarelle per la vendita di fregate lanciamissili a Taiwan. Ambedue queste storie - ancora in buona parte oscure - si riferiscono agli anni Novanta. Il processo cominciato ieri a Parigi vede sul banco degli imputati (li vede teoricamente, perché ieri c'erano molte assenze) personaggi celeberrimi, a cominciare da Jean-Christophe Mitterrand (figlio del presidente della Repubblica del periodo 1981-1995), da Jacques Attali (l'ex braccio destro di François Mitterrand, che ha poi collaborato con Nicolas Sarkozy, presiedendo l'anno scorso la commissione d'esperti a cui lui stesso ha dato il nome) e anche un leader storico del centrodestra come il gollista euroscettico Charles Pasqua, che è stato ministro dell'Interno nei periodi 1986-88 e 1993-95.
Personalità socialiste e golliste si sarebbero insomma spartite, secondo l'accusa, la componente francese della mega-tangente per le armi russe all'Angola, Paese in cui era allora in atto una guerra civile. Ma questi nomi sono solo la punta dell'iceberg, visto che tra i 42 imputati ci sono anche politici di secondo piano, faccendieri come lisraeliano Arkady Gaydamak e persino uno scrittore di successo come Paul-Loup Sulitzer. Tutti insieme appassionatamente ad approfittare (sempre secondo l'accusa) del fatto che, caduta l'Urss, occorreva trovare nuovi percorsi per piazzare le armi ex sovietiche.
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