Gli attributi umani da custodire gelosamente valgono più di qualsiasi "Gesù digitale"

L’investimento sulla tecnologia non può dimenticare il valore della persona. Può essere strumento di pace e di evoluzione, ma anche occasione di egoismo; può aprire orizzonti di uguaglianza o fomentare conflitti

Gli attributi umani da custodire gelosamente valgono più di qualsiasi "Gesù digitale"
00:00 00:00

Una chiesa in Svizzera ha installato dentro un confessionale un Gesù elaborato con l’intelligenza artificiale per farlo interagire con i visitatori. Il progetto - intitolato Deus “in” Machina - è stato ideato dall’Università di Lucerna mettendo in dialogo religione e tecnologia, spiritualità e digitale. L’installazione prevedeva un ologramma di Gesù che rispondesse alle domande degli interlocutori grazie a un algoritmo rielaborante una biblioteca intera di testi. L’idea iniziale era quella di offrire in qualsiasi momento consigli virtuosi ma virtuali, teologicamente corretti. Il punto debole fu installarlo in un confessionale e le persone scambiarono il “Gesù digitale” come l’occasione per confessare direttamente i loro peccati al Signore, considerando meglio parlare con lui direttamente - anche se solo in ologramma - piuttosto che con un prete. Già questo dovrebbe far molto riflettere la mia categoria. Comunque, data la confusione creata, l’esperimento fu chiuso. Questa trovata avvenieristica mi fa riflettere anche in riferimento al fenomeno contrario ma simmetrico: diverse volte mi sono sentito chiedere se non fosse possibile confessarsi in videocall o anche solo con messaggi whatsapp perché questo, al dire di chi lo proponeva, avrebbe avuto il vantaggio di permettere una maggiore e più comoda libertà di espressione. Il punto discriminante è il medesimo: non c’è confessione se non c’è incontro personale, cuore a cuore, testa a testa, storia a storia, fragilità del penitente e debolezza del prete. Dio abita l’umano. L’intelligenza artificiale è una straordinaria possibilità nuova che abbiamo e da cui non è più possibile prescindere. Qualcuno si chiede: è buona o cattiva?
L’intelligenza artificiale non è né buona né cattiva, ma è uno strumento: diventa meravigliosa o pericolosa in base a come la si usa. Come un coltello: puoi tagliare la carne per gustare il buono, puoi ferire o assassinare, puoi usarlo come bisturi per curare.
Il rischio maggiore è che le risposte immediate dell’intelligenza artificiale aumentino la “deficienza naturale”. L’Intelligenza Artificiale ha secondo me cinque “buchi” significativi in “umanità”.
Il primo: ha un potenziale enorme di ricerca, ma non ha senso critico, cioè non può misurare ad esempio se quanto consegna è “troppo” per la persona che lo riceve. Dare un coltello ad un adulto è utilissimo, ma dare lo stessocoltello ad un bambino o a una persona psichiatrica diventa pericoloso. Il secondo: l’intelligenza artificiale consegna contenuti meravigliosi, ma non ha il valore delle eccezioni. Quando invece si agisce con umanità, la persona che hai di fronte o la situazione che ti circonda chiede l’acutezza di plasmare le decisioni in modo artigianale o addirittura sartoriale su misura. Il terzo buco: l’intelligenza artificiale cerca e collega in modo incredibile una banca dati immensa, ma non può prevedere le variabili della creatività. Può combinare, può rielaborare, può ripresentare ma non può creare nulla. Il quarto: dà risultati esatti, ma non può dire se sono utili o opportuni. Il quinto: agisce con i criteri di efficacia, efficienza, adattabilità, pervasività, economicità, sostenibilità, ma non c’è algoritmo che abbia il senso della bellezza, dell’eleganza e del gusto. Anche l’intelligenza artificiale quindi ha dei peccati da confessare.
Papa Leone XIV, appassionato di questo tema, accosta alla capacità di dialogare con “Intelligenza Artificiale” la necessità di custodire una “Saggezza Autentica”. Ha detto: “La disponibilità di dati non coincide con la vera intelligenza, che implica l’apertura alle domande sul senso della vita, sui significati delle azioni, sulla scelta del Vero e del Buono. La vita è molto più di un algoritmo e le relazioni necessitano di spazi superiori alle connessioni senz’anima e senz’animo. Uno straordinario potenziale a favore di uno sviluppo realmente giusto e umano, che però dipende dalle intenzioni di chi lo usa. L’investimento sulla tecnologia non può dimenticare il valore della persona. Può essere strumento di pace e di evoluzione, ma anche occasione di egoismo; può aprire orizzonti di uguaglianza o fomentare conflitti.


Pertanto, lo sviluppo dei progressi tecnologici deve andare di pari passo col rispetto dei valori umani, con la capacità di giudicare, con la crescita nella responsabilità”. È ciò che Italo Calvino aveva definito “gli attributi gelosamente umani”, quelli che si scoprono solo guardandosi negli occhi, prendendosi per mano, condividendo storie.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica