
Le donne, soprattutto loro, vogliono essere belle o cercano di essere più belle: non c'è niente di scandaloso, è naturale. Non è che un modo per meglio accettare se stesse, per essere più apprezzate dagli altri. È sempre stato così: conserviamo ancora straordinarie immagini che illustrano come le donne dell'antico Egitto si truccassero gli occhi; sappiamo di bagni nel latte di capra per ammorbidire la pelle o delle polveri di alabastro per sbiancare il volto, e delle parrucche, memorabili quelle di Madame de Pompadour, per apparire seducenti Appunto, trucchi infiniti dai tempi più remoti per migliorare il proprio corpo: ovviamente diversi con il trascorrere degli anni. Ma ciò che è cambiato radicalmente da un po' di tempo è il modo di pensare il proprio corpo: oggi si accetta che vengano modificati, trasformati pezzi del corpo, quando prima si cercava solo di «truccarli». Un'operazione cruenta che la bravura del chirurgo può rendere sicura da conseguenze disastrose, oppure, se il medico non è all'altezza del compito che si è assunto, devastante. Ne è un esempio drammatico la donna di 46 anni morta dopo un intervento di liposuzione eseguito in una clinica privata di Roma.
Il naturale desiderio di essere più belle è diventato un'ossessione, proprio perché accettiamo, con disinvolta superficialità per le sue conseguenze, che la nostra cultura premi in modo esasperato l'apparenza. E questo costa soldi, e quando se ne hanno pochi e si pensa di poter risparmiare, può succedere quello che è capitato alla signora.
Quanto è grande la responsabilità del medico che l'aveva in cura? A deciderlo sarà l'autorità giudiziaria. Ma non è difficile capire che se l'operazione chirurgica costa poco rispetto alle tariffe generali, non significa che il medico sia generoso, ma piuttosto che le strutture della clinica potrebbero essere non sufficientemente sicure per il paziente.
Si genera così un corto circuito culturale, economico, medico: si vuole la bellezza in modo ossessivo come fosse un obiettivo irrinunciabile; la si cerca «a tutti i costi» (al prezzo più conveniente) quando non si ha disponibilità economica e, infine, si può aver a che fare con l'avidità del medico, che si sostituisce alla sua moralità e serietà professionale. Si chiude un cerchio tragico. L'ossessione di essere belle/belli è come una droga. La coca illude di essere più lucidi e vincenti, così la bellezza, ottenuta cambiando i pezzi del corpo, illude di essere più competitivi, migliori.
Ma dall'essere drogati di bellezza si guarisce molto più facilmente: è necessaria una comunicazione più sensata (perché un seno piccolo non può essere bello?), una responsabilità scientifica e morale del medico, un'educazione estetica che faccia comprendere i limiti del proprio corpo, come accettarli e come, eventualmente, superarli attraverso mani esperte.