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Giornata Mondiale dell'Infanzia: cos'è e perché si celebra

La Giornata Mondiale dell'Infanzia celebra la Convenzione sui diritti dei bambini approvata il 20 novembre del 1989 dall'Onu. Quali sono i diritti fondamentali dei minori e gli obietti futuri per migliorare la loro condizione

Giornata Mondiale dell'Infanzia: cos'è e perché si celebra
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I conflitti armati, la povertà e la crisi climatica minacciano pericolosamente il futuro dei bambini in tutto il mondo. Le recenti stime sui diritti dell'infanzia, negati o violati, sono impietose: circa 5,7 milioni di minori, al di sotto dei cinque anni, soffrono la fame. Ci sono poi le spose bambine, 22mila ogni anno, che muoiono durante gravidanze indesiderate e parti devastanti. Senza contare i 400 milioni di ragazzini che vivono in zone di guerra o tantissimi altri (16 milioni) che sono costretti a rinunciare alla scuola per lavorare. È una tragedia umana con cui conviviamo silenziosamente ogni giorno.

Oggi, nella Giornata Mondiale dell’Infanzia, vogliamo ricordare quali sono i diritti dei bambini affinché possano continuare a essere preservati e tutelati ancora a lungo.

Cos’è la Giornata Mondiale dell’Infanzia

Bambini

La Giornata Mondiale dell’Infanzia celebra la Convenzione sui diritti dei bambini (Convention on the Rights of the Child) approvata dalla 44esima sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) il 20 novembre del 1989, a New York, ed entrata in vigore a partire dal 2 settembre dell’anno successivo (1990).

In Italia, il documento è stato ratificato il 27 maggio del 1991, con la legge numero 176 ("Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989"). All'epoca, il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (l’ottavo in ordine di successione dalla nascita della prima Repubblica) mentre alla Presidenza del Consiglio dei Ministri era stato eletto l’onorevole Giulio Andreotti. Agli Esteri c’era, invece il ministro Gianni De Michelis che, il 7 febbraio del 1992, firmò anche il Trattato di Maastricht.

Quando si celebra la Giornata Mondiale dell’Infanzia

Bimba

La Giornata Mondiale dell’Infanzia coincide con il giorno esatto in cui l’Onu adottò la "Dichiarazione dei diritti del Fanciullo", il 20 novembre nel 1959. La stessa data fu poi ripresa dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 30 anni dopo.

Già nel 1924, in realtà, la Società delle Nazioni Unite aveva ratificato la "Carta dei diritti del bambino" - altrimenti nota come "Dichiarazione di Ginevra" - che aveva tracciato la strada per le attestazioni successive sui diritti dell’infanzia.

Ad oggi, gli Stati che hanno aderito alla Convenzione sono 196. La Somalia è stata l’ultimo Paese ad aver sottoscritto il documento (1 ottobre 2015).

Quali sono i diritti fondamentali dei bambini

Bambini

La Convenzione obbliga gli Stati che l’hanno ratificata a "uniformare le norme di diritto interno - si legge sul sito del governo - a quello della Convenzione ed attuare tutti i provvedimenti necessari per assistere i genitori e le istituzioni nell’adempimento dei loro obblighi nei confronti dei minori".

È bene chiarire che, per definizione, la parola inglese children sta ad indicare bambini e adolescenti, quindi di età inferiore ai 18 anni. Ciò significa che non necessariamente si tratta di bimbi in tenera età.

Il compito della Convenzione è quello di tutelare i diritti dei bambini e delle bambine. Dieci sono considerati inviolabili:

  • il diritto alla vita (articolo 6);
  • il diritto al nome, con la registrazione immediata subito dopo la nascita (articolo 7)
  • il diritto all’uguaglianza (articolo 8);
  • il diritto al cibo (articolo 11)
  • il diritto ad esprimere la propria opinione (articolo 12);
  • il diritto a essere informati (articolo 13);
  • il diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario (articolo 24);
  • il diritto all’istruzione (articoli 28 e 29);
  • il diritto di giocare (articolo 31);
  • il diritto di essere tutelato da ogni forma di sfruttamento e abuso (articolo 34);

L’11 marzo 2002, l’Italia ha ratificato due protocolli opzionali con legge numero 46. Il 4 novembre del 2015, è stato ratificato anche il terzo protocollo opzionale della Convenzione che consente ai bambini e agli adolescenti (individualmente o in gruppo) di presentare al Comitato Onu per i diritti del fanciullo dei reclami relativi alle violazioni dei propri diritti sanciti dalla Convenzione stessa.

Il testo della Convenzione

Mani

Il testo della Convenzione, tradotto in varie lingue (arabo, cinese, inglese, francese, russo e spagnolo) è composto da 54 articoli suddivisi in tre parti.

La prima parte (articolo 1-41)

La prima parte contiene l'enunciazione dei diritti dal primo al 41esimo articolo. Tra questi, 4 vengono considerati principi vengono considerati fondamentali:

  • il diritto alla non discriminazione (articolo 2);
  • il rispetto del superiore interesse del bambino (articolo 3);
  • il diritto alla vita, alla sopravvivenza e un concreto sviluppo (articolo 6);
  • il diritto all’ascolto )articolo 12)

Articolo 2

"Gli Stati parti si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente Convenzione e a garantirli a ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di sorta e a prescindere da ogni considerazione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica o sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza.

Gli Stati parti adottano tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari".

Articolo 3

"In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l'interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente.

Gli Stati parti si impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, in considerazione dei diritti e dei doveri dei suoi genitori, dei suoi tutori o di altre persone che hanno la sua responsabilità legale, e a tal fine essi adottano tutti i provvedimenti legislativi e amministrativi appropriati.

Gli Stati parti vigilano affinché il funzionamento delle istituzioni, servizi e istituti che hanno la responsabilità dei fanciulli e che provvedono alla loro protezione sia conforme alle norme stabilite dalle autorità competenti in particolare nell'ambito della sicurezza e della salute e per quanto riguarda il numero e la competenza del loro personale nonché l'esistenza di un adeguato controllo".

Articolo 6

“Gli Stati parti riconoscono che ogni fanciullo ha un diritto inerente alla vita. Gli Stati parti assicurano in tutta la misura del possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del fanciullo”.

Articolo 12

“Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa, le opinioni del fanciullo essendo debitamente prese in considerazione tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità.

A tal fine, si darà in particolare al fanciullo la possibilità di essere ascoltato in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo concerne, sia direttamente, sia tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale”.

La seconda parte (articoli 42-45)

La seconda parte istituisce e regola il Comitato ONU sui diritti dell’infanzia che ha il compito di monitorare i progressi compiuti dagli Stati che abbiano sottoscritto il documento a rendere esecutivi i diritti elencati dalla convenzione.

Al riguardo, al comma 1 dell’articolo 44 si legge quanto segue:

"Gli Stati parti si impegnano a sottoporre al Comitato, tramite il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, rapporti sui provvedimenti che essi avranno adottato per dare effetto ai diritti riconosciuti nella presente Convenzione e sui progressi realizzati per il godimento di tali diritti: a) entro due anni a decorrere dalla data dell'entrata in vigore della presente Convenzione per gli Stati parti interessati; b) in seguito, ogni cinque anni".

La terza parte (articoli 46-54)

Gli ultimi nove articoli della Convenzione fanno riferimento alle procedure in senso stretto e, dunque, alla modalità di ratifica ed entrata in vigore degli emendamenti nonché alla possibilità di proporne di nuovi.

L’articolo 50 precisa che:

"Ogni Stato parte può proporre un emendamento e depositare il testo presso il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Il Segretario generale comunica quindi la proposta di emendamento agli Stati parti, con la richiesta di far sapere se siano favorevoli a una Conferenza degli Stati parti al fine dell'esame delle proposte e della loro votazione.

Se, entro quattro mesi a decorrere dalla data di questa comunicazione, almeno un terzo degli Stati parti si pronuncia a favore di tale Conferenza, il Segretario generale convoca la Conferenza sotto gli auspici dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Ogni emendamento adottato da una maggioranza degli Stati parti presenti e votanti alla Conferenza è sottoposto per approvazione all'Assemblea generale.

Ogni emendamento adottato in conformità con le disposizioni del paragrafo 1 del presente articolo entra in vigore dopo essere stato approvato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite e accettato da una maggioranza di due terzi degli Stati parti.

Quando un emendamento entra in vigore esso ha valore obbligatorio per gli Stati parti che lo hanno accettato, gli altri Stati parti rimanendo vincolati dalle disposizioni della presente Convenzione e da tutti gli emendamenti precedenti da essi".

Il Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC)

Adolescenti

Formato da più di 100 soggetti del Terzo Settore, e diretto da Save The Children Italia, il Gruppo CRC è un network che dal dicembre del 2000 (anno in cui si è costituito) si occupa di promuovere e tutelare i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

Tra gli obiettivi prioritari di CRC vi è quello di redigere il report sull’attuazione della Convenzione in Italia ed è supplementare a quello presentato dal Governo italiano, da sottoporre al Comitato ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza presso l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.

Il report è un riferimento importantissimo per le istituzioni competenti poiché traccia una retrospettiva sui progressi fatti nel corso degli anni ponendo particolare attenzione sulle criticità che, nonostante l’impegno e lo sforzo collettivo, ancora permangono.

Il 12esimo rapporto sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza

Covid bambini

In occasione del 31esimo anniversario della ratifica italiana della Convenzione Onu, il gruppo CRC ha pubblicato il 12° rapporto relativo al monitoraggio sui diritti dei bambini e degli adolescenti in Italia fino a maggio del 2022.

Stando a quanto emerge dal documento, l’ultimo biennio è stato caratterizzato da una esacerbazione delle criticità già emerse in epoche precedenti. Dapprima la pandemia Covid-19, e poi il conflitto tra Russia e Ucraina, hanno avuto un impatto enorme sulle nuove generazioni con dei risvolti drammatici per la scuola, le famiglie e i servizi.

La denatalità, la crisi climatica, e l’innalzamento della soglia della povertà minorile - in Italia ci sono 538.423 ragazzini di età inferiore ai 15 anni che soffrono la fame - stanno minando fortemente il futuro dei bambini e le misure adottate finora non hanno avuto l’impatto sperato.

L’Agenda 2030 e gli obiettivi futuri

Agenda 2030

Nel settembre del 2015, gli Stati Membri dell’ONU hanno sottoscritto un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità denominato Agenda 2030. Nello specifico, si tratta di un documento che stabilisce 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell'acronimo inglese), articolati in 169 target, da raggiungere entro il 2030.

I 17 obiettivi (goals) sono:

  • Sconfiggere la povertà
  • Sconfiggere la fame
  • Salute e benessere
  • Istruzione di qualità
  • Parità di genere
  • Acqua pulita e servizi igienico-sanitari
  • Energia pulita e accessibile
  • Lavoro dignitoso e crescita economica
  • Imprese, innovazione e infrastrutture
  • Ridurre le disuguaglianze
  • Città e comunità sostenibili
  • Consumo e produzione responsabili
  • Lotta contro il cambiamento climatico
  • Vita sott’acqua
  • Vita sulla Terra
  • Pace, giustizia e istituzioni solide
  • Partnership per gli obiettivi (1/2 – 2/2).

L’attuazione dell’Agenda 2030 richiede indubbiamente un grande sforzo e impegno di tutte le componenti della società: dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e cultura. Ma è l’unica via percorribile per consegnare alle generazioni future un mondo che sia a misura di bambino e ne tuteli i diritti.

Per tutti.

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