
La campagna è “a prevalenza bianca” e necessita di più cibo halal. Non si tratta di una strana frase partorita dall’intelligenza artificiale, ma di quanto affermato dal report stilato dal Centro per gli studi sull’odio dell’Università di Leicester, in Inghilterra. L’obiettivo? Accendere i riflettori sul “razzismo rurale”. Lo zenit della cultura woke.
Secondo gli accademici dell’università, le minoranze etniche che vivono in campagna affrontano quotidianamente “sfide” perché l’Inghilterra rurale è “a prevalenza bianca”. Questo crea una sensazione di “disagio” e bisogna considerare “il peso psicologico” che deriva dal “navigare in spazi prevalentemente bianchi”. Il rapporto solleva anche preoccupazioni sul fatto che la cultura tradizionale dei pub e altre “usanze monoculturali” non siano inclusive. Entrando nel dettaglio, in campagna mancano “strutture adeguate per soddisfare le esigenze religiose e culturali” e non soddisfano “norme alimentari radicate nella pratica religiosa o culturale”, come il kosher e l’halal. Da qui, secondo gli studiosi, l’aumento del senso di esclusione.
Ma andiamo avanti, perché non è mica finita. Il rapporto ultra-woke guidato dal professor Neil Chakraborti osserva che "la disponibilità di cibo halal o di spazi per la preghiera potrebbe fare una differenza significativa nel sentirsi a proprio agio nel visitare la campagna". Afferma ancora che le aziende rurali dovrebbero adattarsi per migliorare la "sensibilità culturale": "Accogliere individui appartenenti a minoranze in campagna significa più che tolleranza; richiede un adattamento ponderato, sforzi di inclusione costanti e la volontà di cambiare". Dietro il “razzismo rurale” ci sarebbe la “paura” e la “resistenza ai cambiamenti demografici”, spesso “inquadrati come una minaccia all’identità rurale” piuttosto che “essere riconosciuti come un processo di arricchimento”.
Il report segnala inoltre presunti maltrattamenti nei confronti delle minoranze etniche come microaggressioni e palesi manifestazioni di pregiudizio. Tra questi "sguardi persistenti e aggressivi, linguaggio del corpo ostile e isolamento deliberato, così come... comportamenti più apertamente minacciosi come insulti, insulti razzisti, intimidazioni fisiche e minacce". Ed eccoci all’estremismo di destra: sì, perché per gli accademici la “monocultura” rurale britannica potrebbe contribuire allo sviluppo di un sentimento di estrema destra, in controtendenza rispetto alla diversità presente nelle città.
Il rapporto woke non è passato inosservato e le reazioni non si sono fatte attendere. Tim Bonner, amministratore delegato della Countryside Alliance, ha dichiarato al Telegraph: "Non minimizzeremmo mai alcun singolo atto di razzismo, che deve essere affrontato ovunque si manifesti, ma la narrazione secondo cui le comunità rurali sono intrinsecamente più razziste di quelle urbane è semplicemente assurda”.
Senza dimenticare che le recenti statistiche governative sui crimini d'odio mostrano una relazione inversa tra ruralità e crimini d'odio razzisti. E ancora: "Ironicamente, coloro che diffondono la narrazione di una campagna razzista stanno in realtà mostrando i propri pregiudizi nei confronti delle popolazioni rurali".