 
Nove trans nell’elenco delle donne dell’anno: questa la scelta di Glamour UK che ha scatenato una bufera in rete. La celebre rivista di moda ha pubblicato una copertina speciale per celebrare la lista annuale di figure femminili “straordinarie e fonte di ispirazione”. Ma lo scatto in questione presenta solo danne transgender – uomini dal punto di vista biologico – che “danno potere” alla loro comunità.
Le nove trans protagoniste della copertina di Glamour UK vestono la t-shirt “Protect the dolls”, lanciata dallo stilista americano Conner Ives e già osservata in occasione delle manifestazioni contro il presidente americano Donald Trump. Come evidenziato in precedenza, le reazioni non si sono fatte attendere. A guidare la rivolta online ci ha pensato ancora una volta JK Rowling: "Sono cresciuta in un'epoca in cui le riviste femminili tradizionali dicevano alle ragazze che dovevano essere più magre e più carine. Ora le riviste femminili tradizionali dicono alle ragazze che gli uomini sono donne migliori di loro". Le parole dell’autrice di “Harry Potter” sono state condivise dalla rapper Zuby: "Il 'movimento trans' è senza dubbio il movimento più misogino della storia moderna. Soprattutto per la sua portata e l'accettazione generalizzata".
Tra le modelle scelte da Glamour UK c’è anche Munroe Bergdorf, che nel 2017 aveva affermato che "tutte le persone bianche, come gruppo, vengono cresciute razziste", aggiungendo che la razza bianca è "la forza della natura più violenta e oppressiva sulla Terra". Parole che le costarono la collaborazione con L'Oréal. Presenti anche l'influencer Bel Priestley e la modella Maxine Heron. L'articolo di copertina, scritto da una scrittrice transgender, afferma che vi è un "tentativo impegnato da parte di gruppi di pressione anti-trans e politici di destra di rendere la politica di esclusione la norma nella vita pubblica britannica".
L'articolo sostiene che ciò include il controllo dell'accesso a "servizi igienici, spogliatoi, strutture ricreative, luoghi di lavoro, reparti ospedalieri e servizi di supporto in caso di crisi", il che equivale a un tentativo di "negare la nostra esistenza".