Parte la caccia del mondo Lgbt ai cattolici

La denuncia di Provita&Famiglia: tutte le tappe del tour anti gender della "detransitioner" Luka Hein si sono svolte sotto sorveglianza della Digos

Parte la caccia del mondo Lgbt ai cattolici
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L’odio strisciante e velenoso contro i cattolici sembrava archiviato, confinato in orizzonti lontani dall’Europa. E invece no. Se il Vecchio continente si ritrova spento, senza orizzonte culturale, è perché è attraversato dalla fredda corrente della società liquida, con lo spauracchio del transumanesimo, che ci vuole tutti omologati al pensiero unico. L’ideologia gender ne è un’esempio lampante. Nei giorni scorsi Provita&Famiglia ha organizzato una serie di incontri con Luka Hein, una donna americana del Nebraska che ha subito un’operazione per cambiare sesso e se ne è pentita. A ruoli invertiti sarebbe diventata un’icona Lgbtq+ ed è comprensibile, invece l’aver voluto testimoniare che a 16 anni non è ancora sicuro decidere che il corpo che abitiamo non ci appartiene è suonato come una minaccia a chi predica la libertà di voler essere ciò che non si è.

Ed ecco che si è scoperto che la lotta al crimine d’odio che finalmente ha trovato cittadinanza nel nostro Paese per reprimere gli attacchi alle minoranze, siano essi gay o ebrei, ha trovato dalla parte degli odiatori l’ala più oltranzista della comunità omosessuale. È Jacopo Coghe a rivelare che tutte le tappe del tour “Ingannata” si sono svolte sotto la stretta sorveglianza della Digos. “Da quando abbiamo annunciato questa campagna contro gli inganni dell’ideologia Gender sui minori, siamo stati vittime di una violenta campagna di odio, offese, intimidazioni e minacce via mail e social”, dice il leader dell’associazione che con Toni Brandi porta avanti le istanze prolife e anti gender.

“...Riunitevi tutti che vi faccio saltare in aria”, recita una mail minatoria che hanno ricevuto. Non basta. Avrebbero sabotato i moduli per l’iscrizione online agli eventi pur di esaurire i posti a disposizione.

“Gli autori degli attacchi sono riconducibili alla galassia Lgbtq+ trans-femminista e di estrema sinistra”, scrive Coghe, convinto che il sabotaggio sia stato pianificato per paura “che la storia di Luka potesse aprire gli occhi della gente sulle menzogne della propaganda Gender. Avevano ragione”, sottolineano i vertici di Provita&Famiglia.

Insulti e minacce non sono state solo virtuali, un gruppo di attivisti Lgbtq+ avrebbe anche tentato di aggredire gli organizzatori, imprecando con insulti e volgarità.

In un Paese normale questi crimini d’odio sarebbero perseguiti e criticati comunque, purtroppo non sarà così. E questa è la peggiore sconfitta.

Non tanto provare a imbavagliare i cattolici, che hanno il coraggio di dire la verità sulle storture della società moderna, quando deprimere la lotta contro l’hate speech quando chi lo pronuncia è protetto dal politicamente corretto.

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