Se gli anziani sono gli unici a poter essere discriminati

Se gli anziani sono gli unici a poter essere discriminati

Ma prego, avanti così: sui social il «tiro all’anziano» è libero, non si paga il conto, basta solo insultare e nessuno si indignerà, anzi. Ornella Vanoni al Festival di Sanremo?
«Una vecchia, chiamate la badante». Gino Paoli a Sanremo sessantadue anni (dicesi 62) dopo il suo primo successo Il cielo in una stanza? «Ma gli ospizi non sono come i canili che chiudono le gabbie?».
Sono insulti presi a caso ma non per caso sui social. La nuova tendenza sgocciola da tempo dalle feritoie politicamente corrette di Twitter, Facebook o Instagram (ma pure sui forum ecc.), luoghi dove ci piace tanto mostrarci al meglio ma dare il peggio, passerelle dove l’insulto sfila beato sotto un coro di like.
Nel codice dei social network, non scritto da nessuno ma sottoscritto da tutti i cosiddetti benpensanti, il «politicamente corretto» è la legge delle leggi. Guai a offendere, insultare o anche vagamente alludere a un doppio senso per le categorie (si potrà ancora dire «categorie»?) che risultano più protette dei panda dal Wwf, quando il Wwf era la Bibbia (si dovrà dire Corano?) delle specie a rischio di estinzione. Se su Twitter o Instagram si accende l’insulto o l’allusione pecoreccia o l’insinuazione criminogena a donne, a omosessuali, a persone di colore, a chi è vittima di handicap, a qualsiasi figura/figurina considerata intoccabile, ecco che subito scatta la reprimenda, l’indignazione, il coro di no, di account bloccati, di pissi pissi bau bau sul colpevole.
Per carità, è giusto e doveroso, esagerazioni a parte (chi ha definito «psiconano» un leader politico si è poi ritrovato al governo di una nazione). Ma per gli anziani no. Loro possono essere insultati, sbeffeggiati, derisi senza che nessuno si indigni. Si può sghignazzare sulle rughe di Ornella Vanoni, che è una signora della canzone d’autore, ma non fare una battuta su chi si mostra senza vestiti sui social proprio per suscitare reazioni. Un corto circuito.
Come sempre, il Festival di Sanremo è la lente di ingrandimento delle nostre tendenze, dei nostri difetti, del conformismo che nessuno percepisce a fondo finché non passa dall’Ariston. Insomma, l’annuncio di Amadeus ha (involontariamente) messo sotto i riflettori questa nuova deriva. L’anziano si può deridere, insultare, sbeffeggiare perché è anziano.

Non importa neanche sia un artista significativo o che addirittura! -, sia una brava persona. È anziano, più anziano persino dei boomer, e quindi si merita una pernacchia da una generazione che sembra essere già più vecchia dei propri nonni.

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