Tutti possiamo ritrovare la nostra personale "vera croce". È in ciò che indica e rinnova la vita come fanno i segni cardinali

Noi ci troviamo dubbiosi, disorientati, persi e cerchiamo coordinate nel nostro vagare, nord sud ovest est: sono le direzioni che indichiamo facendo il segno della croce

Tutti possiamo ritrovare la nostra personale "vera croce". È in ciò che indica e rinnova la vita come fanno i segni cardinali
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Il 14 settembre la Chiesa celebra la festa della «esaltazione» della croce. Una volta si chiamava «invenzione» nel senso di ritrovamento, titolo rimasto nel nome di alcune cappelle o nei cartigli di altari. L'origine della celebrazione è legata a un antico mito. Nell'anno 312 l'imperatore romano Costantino ha una visione che porrà fine alle persecuzioni dei cristiani: gli appare una croce luminosa con la scritta «in hoc signo vinces» (in questo segno vincerai). Decide di utilizzarla come insegna sugli scudi dei soldati e il suo esercito vince la battaglia di Ponte Milvio contro la tentata invasione. Il sovrano decide allora di inviare sua madre, la regina Elena, a Gerusalemme per cercare la vera croce.

Come trovarla però a distanza di tre secoli? Passando tra chi dice di sapere tutto e chi non si interessa di niente, Elena affronta dubbi e ostacoli finché scova un anfratto di rupe, sotto lo spuntone roccioso del Calvario, in cima alla discarica di Gerusalemme, dove venivano accatastati questi patiboli usati per più condannati a morte. Nessuno però sa più distinguere quale sia la vera croce di Gesù. Si racconta che per risolvere l'enigma Elena fa adagiare uno storpio su un primo palo, poi su un secondo, poi su un terzo, e così via, finché appoggiandolo su un legno - narra la leggenda - il malato fu guarito. Un'altra versione della storia invece parla di un morto che fu risuscitato. La conclusione è la medesima: la vera croce di Gesù è quella che ha rinnovato la vita.

La regina ne porta una parte al figlio imperatore che fa costruire a Roma una basilica chiamandola Santa Croce «in» Gerusalemme. Una seconda parte della croce invece viene conservata in Terra Santa in quella che ora è la basilica del Santo Sepolcro.

Al di là dei dettagli mitologici, la verità sta nel desiderio di ciascuno di cercare quella nascosta possibilità di vita rinnovata che accomuna credenti e laici. Eppure per molti, anche cristiani, la croce è stata persa ancora. Portarla come ciondolo può essere bello e facile. Mettere una croce su una parete già può infastidire. Fare un segno della croce davanti a una chiesa o a un cimitero o su di sé al mattino e alla sera diventa più complicato. Segnarsi prima di iniziare a mangiare o di qualche attività (tanto più se in pubblico) è impresa incredibilmente ardua. Poi però, anche a persone non religiose o del tutto credenti, scatta in automatico, con movimento alla velocità della luce tra il mento e il naso, appena si scorge la paletta di un posto di blocco o un autovelox, così come diventa scaramanzia all'inizio di una partita o alla scelta di un biglietto della lotteria, ma anche segno di esultanza per un goal.

Pensando a come se ne sia persa la percezione, ricordo che al momento di alzare la mano per dare l'assoluzione a un giovane, questo non ha colto il senso del gesto, ma, contento per la condivisione avuta nella confessione e come segno di apprezzamento, ha battuto il cinque sul mio palmo benedicente aperto. Assurdo? Per me è stato interpellante nel rimotivare un gesto che a mio avviso è antropologicamente e non solo religiosamente denso. Noi ci troviamo dubbiosi, disorientati, persi e cerchiamo coordinate nel nostro vagare, nord sud ovest est: sono le direzioni che indichiamo facendo il segno della croce. Noi ci troviamo accartocciati e cerchiamo di calcolare l'area di zone di sicurezza (altezza per base): sono le linee che tracciamo facendo il segno della croce. Noi ci troviamo sempre a pezzi, stressati, sotto pressione e cerchiamo unità fra testa (con i pensieri che ci frullano), pancia (con i problemi e le paure da deglutire), cuore (con i sentimenti che ballano e traballano), spalle (con i pesi degli impegni e delle frustrazioni da portare): sono i punti che tocchiamo facendo il segno della croce.

Un segno che avvolge, corazza, colora sopra, sotto, a sinistra, a destra. Le due linee, verticale e orizzontale, sono le ordinate e le ascisse su cui si incastrano i nostri su e giù.

Credo che per ciascuno ci siano persone che sono Elena nell'aiutare a ritrovare la croce nascosta, cioè l'occasione per riscoprire un rinnovato e unificante senso di vita. C'è da stare molto attenti, ma quando si scopre chi sono... ci sta il sorridere insieme battendo il cinque!

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