Politica

Sofri, anche il centrodestra apre alla grazia

Ma la Lega frena ancora: «Una malattia non può essere strumentalizzata per fini politici»

Stefano Zurlo

da Milano

Il tempo gioca a favore, ma la battaglia di Adriano Sofri per la vita sarà ancora lunga. L’ex leader di Lotta continua è sempre intubato nel reparto di rianimazione dell’ospedale S. Chiara di Pisa, dove era stato portato nella notte fra venerdì e sabato. Dorme, sotto l’effetto di sedativi, e nessuno vuole azzardare previsioni. I medici che l’hanno operato d’urgenza all’alba di sabato si sono trovati davanti ad una drammatica emergenza: una perforazione dell’esofago con conseguente emorragia.
Con ogni probabilità il «nemico» che ha colpito Sofri ha un nome rarissimo: la sindrome di Boerhaave, un male descritto dalla letteratura medica non più di 300 volte, fatale se l’intervento non arriva entro le prime 48 ore e comunque mortale per un terzo delle persone colpite. Non è invece ancora chiaro che cosa abbia scatenato la sindrome di Boerhaave, ma si tende ad escludere tumori e cirrosi. Forse, all’origine della crisi c’è un’ernia iatale trascurata. Ora, filtra da Pisa, i rischi sono due: bisogna vedere se la riparazione all’esofago reggerà nel tempo e poi si spera che non esplodano infezioni, devastanti in situazioni del genere.
Le prossime ore saranno decisive, per ora il paziente non ha nemmeno una linea di febbre, sintomo incoraggiante. Intanto, intorno al letto riprende l’eterno dibattito sulla grazia. Questa volta le aperture, autorevoli, arrivano dal centrodestra. «La guerra è finita - sostiene Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, di An -. Facciamo presto. Adriano Sofri esca dal carcere. Mi rivolgo al ministro della Giustizia perché inoltri la pratica al Quirinale».
Finora, però, Roberto Castelli non ha voluto percorrere questa strada e ha resistito anche alle sollecitazioni del presidente Carlo Azeglio Ciampi. Anzi, Castelli ha messo una sorta di veto al perdono pure nei confronti di Ovidio Bompressi, il presunto killer del commissario Luigi Calabresi, che a differenza di Sofri ha chiesto la grazia. E così il dossier Bompressi, apripista della diatriba su Sofri, è approdato alla Corte costituzionale: sarà la Consulta a stabilire una volta per tutte se Castelli debba inchinarsi alla volontà del Presidente o se invece il suo rifiuto debba ritenersi insuperabile perché ancorato alla Costituzione.
Per ora il Guardasigilli tace, dalla Casa delle libertà arrivano altri segnali di dialogo: «Io non ho dubbi - è il parere del coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi - grazia sì, naturalmente con il prioritario benestare della famiglia Calabresi. Lo pensavo prima e tanto più lo penso oggi viste le difficili condizioni di salute in cui si trova Sofri». Ma Bondi non si ferma qui: «La grazia per Sofri non può essere un provvedimento isolato. Deve svilupparsi in Parlamento una riflessione comune fra maggioranza e opposizione per chiudere definitivamente gli anni di piombo attraverso un intervento di clemenza più generale». Insomma, un’amnistia che cicatrizzi una ferita che in più di vent’anni non si è mai rimarginata.
Per ora il problema numero uno è la sopravvivenza. Al capezzale del malato si alternano Randi, la compagna di Sofri, e i figli Luca e Nicola. A Pisa, dopo Marco Pannella è arrivato anche lo storico Carlo Ginzburg, grande amico del «prigioniero» di Pisa. E ora ci si chiede che cosa accadrà. Nell’immediato la pena potrebbe essere sospesa, per incompatibilità con le condizioni di salute. «In questi casi - nota Franco Corleone, garante per i diritti dei detenuti a Firenze - la richiesta di stop può essere una misura d’ufficio che viene presa dal medico del carcere sulla base della documentazione fornita dall’ospedale. Poi tocca al magistrato di sorveglianza decidere». Dunque, già nelle prossime ore, il carcere potrebbe essere messo fra parentesi, come era successo in passato proprio per Bompressi, minato da una gravissima forma di anoressia. Su questa linea si attesta Maurizio Gasparri, dell’esecutivo di An: «Ad Adriano Sofri si può sospendere la pena per motivi di salute, ma la grazia dev’essere lui a chiederla, o almeno i suoi familiari».
Frena invece vistosamente il leghista Roberto Calderoli, ministro delle Riforme: «Provo imbarazzo per il fatto che di fronte a una persona malata si pensi di strumentalizzare la questione per farne un caso politico. Al di là del rispetto e della solidarietà umana, nulla modifica la mia opinione rispetto alla questione della responsabilità di Sofri.

Per quel che mi riguarda posso solo fargli gli auguri di pronta guarigione».

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