Sofri pronto a tornare a casa ma dovrà essere rioperato

Migliorano le condizioni dell’ex leader di Lotta continua che potrebbe lasciare l’ospedale la settimana prossima. Ma preoccupa ancora la sua polmonite

Stefano Zurlo

da Milano

Torna a casa. Adriano Sofri potrebbe lasciare la prossima settimana, forse giovedì o venerdì, l’ospedale di Pisa per fare rientro nella sua abitazione, alle porte di Firenze. Questo non significa che l’ex leader di Lotta continua sia guarito, ma certo il trasferimento è il primo passo verso il lento, difficile ritorno ad una vita normale. «Le condizioni di Sofri sono in ulteriore sorvegliato miglioramento - afferma con un cauto ottimismo Nicolino Ambrosino, direttore del reparto di pneumologia dell’ospedale di Pisa -. Sono stati rimossi anche i drenaggi addominali. Sofri ha completa autonomia respiratoria e alimentare, e può deambulare con cautela anche fuori della stanza di degenza». Nicola Sofri, il figlio di Adriano, invita comunque a non enfatizzare la notizia in arrivo da Pisa: «Se sarà mandato a casa, mio padre dovrà starsene tranquillo, continuare il trattamento medico e sottoporsi ad esami fino a quando i medici non riterranno giunto il momento opportuno per sottoporlo ad un altro intervento chirurgico per affrontare l’infezione al polmone che resta stabile malgrado il trattamento con antibiotici». Insomma, fra un mese circa Sofri potrebbe finire ancora sotto i ferri.
Quando arrivò in sala operatoria, nella notte fra il 25 e il 26 novembre scorso, l’ex leader di Lotta continua era a un passo dalla morte per l’improvvisa lacerazione dell’esofago.
Ora l’emergenza è superata, ma il colpo è stato durissimo e faticoso il ritorno alla vita: parallelamente, anche il travagliato iter giudiziario ha registrato nuove tappe. Il 28 novembre, la pena è stata sospesa per sei mesi e in quelle settimane molti avevano pensato che il ministro Roberto Castelli avrebbe finalmente detto sì alla grazia. Anche il leader leghista Umberto Bossi si era spinto in quella direzione, ma a sorpresa, il 13 dicembre, Castelli ha escluso la concessione di un provvedimento di clemenza: «Non voglio guardare negli occhi quei detenuti anonimi e sfortunati che hanno ricevuto un diniego. Non capirebbero perché ad Adriano Sofri sì e a loro no».
Tutto come prima? Non proprio, perché successivamente il ministro ha raffreddato il conflitto che lo oppone al presidente della Repubblica davanti alla Corte costituzionale proprio su questa delicatissima questione: l’inquilino del Quirinale ha bisogno del sì del ministro per perdonare oppure può fare tutto da solo? In teoria il conflitto riguarda Ovidio Bompressi, condannato come Sofri a 22 anni e ritenuto il killer del commissario di polizia Luigi Calabresi, ma sullo sfondo c’è la pratica Sofri. Ora, Castelli ha deciso di non costituirsi in giudizio nel duello davanti alla Consulta.
Dunque ci sono buone possibiltà che in un modo o nell’altro Sofri non torni più al Don Bosco di Pisa, il carcere in cui è rimasto quasi nove anni, scontando più di un terzo della pena. Nelle prossime settimane la Corte costituzionale taglierà il nodo: in caso di vittoria, Ciampi firmerebbe immediatamente il provvedimento che riconsegna alla società Bompressi, pure in precarie condizioni di salute, e a ruota sbloccherebbe il caso Sofri. Certo, a rendere più complessa la partita c’è anche un calendario particolarmente affollato: Ciampi e il governo sono in scadenza e occorrerà pure valutare come il futuro presidente della repubblica e il prossimo guardasigilli interpreteranno il loro ruolo. In ogni caso, Sofri sarà libero fino al 28 maggio, poi i giudici, se per quella data non ci saranno novità, stabiliranno il da farsi.


Questioni importanti e laceranti che non sembrano però in testa alla lista delle preoccupazioni dei familiari di Sofri: «Farà vita da malato più che da convalescente», sottolinea amaro Nicola. La stagione delle polemiche appare ormai irrimediabilmente lontana.

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