Ma quanto vale l'Italia della neve e del ghiaccio? A poco più di 100 giorni dalla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali, cresce l'attesa sulle reali potenzialità della Nazionale azzurra, che avrà il vantaggio del fattore campo ma anche la pressione di dover ben figurare e soprattutto raccogliere medaglie. C'è una cifra tonda che inseguiamo da 32 anni: è quella di Lillehammer '94, quando toccammo quota 20 podi con 7 ori. Quella era l'Italia di Tomba, Compagnoni e dei grandi fondisti, capeggiati dalla regina Manuela Di Centa. Che da sola raccolse 5 medaglie. Quest'Italia è tutta da scoprire, perché al di là di alcune certezze (Goggia, Fontana, Pellegrino, Moioli e si spera Brignone) le sorprese potrebbero arrivare da alcune discipline e da alcuni volti non proprio noti, ma che in un'Olimpiade fanno la differenza. Come successe a Pechino 2022 con Stefania Constantini e Amos Mosaner che conquistarono un clamoroso oro nel curling e come potrebbe accadere ora in una specialità al debutto come lo sci alpinismo. Perché alla fine, le medaglie hanno lo stesso peso: l'importante è salire sul podio, che vale una carriera in un'Olimpiade in casa. Ne sa qualcosa Arianna Fontana, che cominciò la sua epopea nello short track proprio a Torino 2006, e ora è diventata l'azzurra degli sport invernali con più metalli (11). La saetta bionda continua ad essere il volto delle discipline del ghiaccio, che si svolgeranno quasi tutte a Milano. Dove puntano ad essere protagonisti anche Sighel, sempre nello short track, Ghiotto e la Lollobrigida nella pista lunga, Guignard-Fabbri e Conti-Macii nel pattinaggio di figura. Ma è soprattutto nello sci alpino che l'Italia si aspetta la grande impresa, tra Cortina e Bormio. La Valanga Rosa che si è esaltata tra Coppe del mondo e Mondiali ora è chiamata alla grande conferma nell'appuntamento più sentito. Non ditelo a Sofia Goggia, che cerca la terza medaglia consecutiva in discesa di cui è stata la prima olimpionica nel 2018. Sulle Tofane si è spesso esaltata, ma stavolta insegue la consacrazione di una carriera straordinaria. Tutti fanno il tifo anche per un recupero in extremis della regina di Coppe Federica Brignone. A Bormio, invece, gli occhi saranno su Paris, che sulla Stelvio detiene il primato di vittorie e che da sempre insegue la medaglia olimpica. La velocità è affidata anche a Casse. Stavolta il fondo non ha tutte le stelle di vent'anni fa, ma un solo sprinter d'eccezione: quel Federico Pellegrino che dopo due argenti, e al passo di addio, punta ancora a un colpo grosso nella sprint. Se il fondo non ha più i numeri di una volta, tocca al biathlon, nella valle di Anterselva, provare a raccogliere il testimone. Una disciplina che aspetta da sempre il primo oro e per il quale ci proveranno Giacomel e le due regine, Vittozzi e la padrona di casa Wierer. A Livigno, invece, potrebbero fioccare medaglie in serie grazie allo squadrone dello snowboard (da Bormolini al vecchio Fischnaller, dalla Moioli a Visintin) e al freestyle dei fratelli Tabanelli.
Tre discipline si disputeranno nella pista ricostruita a Cortina dopo tanti dubbi e polemiche e intitolata a Eugenio Monti, il leggendario "Rosso volante". La sfida non è affatto semplice, perché la prima regola olimpica è radicale: nulla è scontato.