Per una sola sera (il 30 maggio) i ragazzi del popolare quartiere napoletano protagonisti dello spettacolo «Pace!» Aristofane si è fermato a Scampia

All’Argentina il progetto di recupero portato avanti dal regista Marco Martinelli

Laura Novelli

Settanta ragazzi «reclutati» nelle scuole di Scampia, quartiere periferico tra i più «difficili» di Napoli, e al liceo classico Genovesi, nel cuore della città, si fanno carico di raccontarci le guerre di ieri e di oggi in uno spettacolo intitolato Pace! che, ispirato a La pace di Aristofane, approda martedì all’Argentina per una sola replica. A guidarli c’è un autore-regista raffinato, coraggioso e originale come il ravennate Marco Martinelli, anima di quel Teatro delle Albe che proprio di recente ha presentato nella capitale il suo ultimo lavoro, La Mano. De profundis rock. A sostenerli ci sono poi alcune istituzioni importanti, prima tra tutte il teatro Mercadante di Napoli. Ma, al di là dell’evento scenico, accolto da grande successo di pubblico e critica al suo debutto partenopeo, il progetto «Arrevuoto. Scampia/Napoli» merita la giusta attenzione perché ci indica una strada possibile per agire concretamente nel sociale, tra i giovani, nella scuola, nella famiglia. Ci dimostra che restituire al teatro la sua più autentica matrice umana, educativa e etica può rivelarsi, in molti casi, non un capriccio ma un bisogno, una necessità. Non è un caso che l’allestimento - un ora e mezza di vitalità, energia fisica e vibranti accostamenti di pianto e riso - sia il risultato di una lunga fase laboratoriale che ha puntato in primo luogo a creare una comunicazione tra i giovani, a stabilire dei punti di incontro tra i ragazzi cresciuti in una situazione di degrado e di pericolo costante e quelli abituati, invece, ad una vita più normale e protetta.

Quale tema migliore della guerra avrebbe potuto, dunque, assolvere questo nobile compito? Ecco dunque la scelta di Aristofane (commediografo molto più moderno di tanti autori contemporanei, come ben ci ha dimostrato il recente allestimento de Gli Uccelli di Federico Tiezzi visto a India) e di un’opera dove la trama - storia del contadino Trigèo che, recatosi dagli dei per chiedere la pace, scopre che questi sono tenuti prigionieri da Pòlemos (dio della guerra) e si adopera con tutti i suoi mezzi per liberare Irene (dea della pace) al fine di ricondurla sulla terra - è essa stessa indicativa di una fiduciosa aspettativa di cambiamento, di un’apertura luminosa verso un futuro migliore. Perché, in fondo, dobbiamo poter credere che anche l’utopia del teatro serva per «rivoltare» (da cui il titolo del progetto «arrevuoto») il mondo.
Informazioni al botteghino dell’Argentina: 06/684000

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