Dopo una dozzina di fondisti fermati a inizio Giochi per un tasso eccessivo di emoglobina (sette tra loro sono stati poi ammessi), ieri il primo caso ufficiale di doping: Olga Pyleva, atleta russa del biathlon, seconda lunedì nella 15 km individuale, è stata fermata dal Cio perché positiva al controllo successivo alla gara. Nelle due provette tracce di un eccitante. Ieri sera la russa, di professione soldato, è stata riconosciuta colpevole ed è stata espulsa dalle Olimpiadi. È scontato che la russa (un oro e un bronzo a Salt Lake City) venga privata della medaglia dargento e squalificata per due anni. Particolare non trascurabile: in base alla legge italiana in materia di doping e allaccordo tra governo italiano e comitato olimpico, la Pyleva rischia anche un processo penale. In tal senso, gli atti saranno consegnati alla procura generale di Torino. Poi liter procedurale sarà complesso: verrà aperto un fascicolo e si accerterà la sede di competenza dellinchiesta. Poiché la gara (e la possibile assunzione del farmaco) si è tenuta a Pragelato, la competenza territoriale sarebbe del Tribunale di Pinerolo. Un iter burocratico tale per cui la Pyleva farebbe in tempo a rifugiarsi in Siberia sciando.
Forse per questo, latleta ieri è scomparsa dalla circolazione. Evitare lo zelo inquisitorio del pm Raffaele Guariniello devessere stato prioritario per la campionessa di biathlon.
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