Roma - Uccidendo Nicola Calipari (nella foto) quel 4 marzo del 2005, «ho ucciso un eroe. Calipari era un tipo di leader che avrei seguito in guerra. Era uno dei miei. Mi dispiace di averlo ucciso, ma non sono un killer, come sostiene Giuliana Sgrena». Lo dice in una breve intervista al Tg5 Mario Lozano, il trentasettenne militare americano che sparò contro l’auto su cui viaggiavano l’agente del Sismi e la giornalista italiana Giuliana Sgrena, appena liberata dai suoi rapitori.
Nell’intervista Lozano, che ieri ha mostrato delle immagini da lui stesso girate al posto di blocco subito dopo la fatidica sparatoria sulla strada per l’aeroporto di Baghdad - immagini che saranno acquisite dalla magistratura italiana -, si difende, affermando di aver rispettato le regole d’ingaggio: «Ho acceso le luci, come prescritto dalle regole d’ingaggio. Prima i segnali luminosi e solo dopo gli spari».
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