Per adesso non c’è un’ipotesi di reato: l’elenco dei duemila milanesi con i quattrini nascosti a Ginevra è stato infilato dalla Procura in un fascicolo del cosiddetto «modello 45», quello dove si piazzano le storie che ancora non si sa dove porteranno. Ma su questo fascicolo senza reato lavorano in silenzio, da mesi, tre pubblici ministeri di punta del pool reati finanziari - Carlo Nocerino, Stefano Civardi e Roberto Pellicano - guidati dal procuratore aggiunto Francesco Greco. E su quei nomi lavorano a testa bassa gli investigatori della Guardia di finanza, che davanti a quella massa di carte hanno dovuto dividersi il lavoro: al nucleo di via Melchiorre Gioia si occupano delle aziende, al comando provinciale di via Valtellina si occupano delle persone fisiche. In totale, tra esseri umani e società, 2.100 intestatari di conto: sono i milanesi contenuti nell’elenco sottratto dal bancario Hervè Falciani alla sua azienda, la filiale di Ginevra del colosso Hsbc.
«Non ci sono nomi clamorosi»: questa è l’unica concessione che il Giornale riesce a strappare a chi ha letto la lista. Ma per adesso, almeno ufficialmente, l’elenco è segreto. Mentre il troncone dell’inchiesta finito a Roma, per gli esportatori residenti nella Capitale, ha visto divulgati l’altro ieri gli elenchi completi dei titolari di conto (come Stefania Sandrelli, la leggendaria attrice di La Chiave, e gli stilisti Valentino e Balestra), a Milano si va con i piedi di piombo. Secondo l’agenzia Ansa, tra i milanesi dell’elenco c’è un imprenditore che a Ginevra avrebbe avuto un conto con venti milioni di euro: cifra rispettabile, ma oggettivamente non eclatante. Poi ci sono professionisti: medici, avvocati, commercialisti, nomi magari noti nei loro ambienti ma che poco dicono al grande pubblico. Anche se le sorprese potrebbero arrivare dal numero consistente di conti intestati a gentili signore, che potrebbero avere fatto da prestanome per più noti congiunti.
Le carte - trasmesse dalle autorità giudiziarie francesi alla Procura di Torino, e da questa smistate alle altre Procure italiane - sono dallo scorso autunno al centro del lavoro dei tre pm milanesi e delle «fiamme gialle». Altri 280 nomi sarebbero stati trasmessi alla Procura di Monza, diretta da Corrado Carnevali. Sia a Milano sia a Monza, la scelta di procedere con cautela, senza ipotizzare reati più o meno gravi, è figlia anche di un precedente assai simile: quello dei milanesi individuati in un’altra lista, proveniente da una banca del Liechtenstein, comprata dai servizi segreti tedeschi e divulgata ai Paesi alleati. Anche l’arrivo della lista di Vaduz era stato accompagnato da grandi aspettative. Alla prova dei fatti i nomi vip si contarono sulle dita di una mano: la cantante Milva, gli industriali Menarini, un paio di parlamentari di seconda fila. E, soprattutto, l’inchiesta della Procura finì in nulla: assegnata al pubblico ministero Letizia Mannella, si arenò davanti a problemi di procedura e di sostanza. Tra questi, il fatto che molti dei capitali erano stati legittimati dallo scudo fiscale del 2009.
Di fronte al nuovo elenco, si riproporranno le stesse difficoltà.
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