Il «Sole» rallenta il passo verso la Borsa

Una settimana di ritardo per i «nodi» delle azioni speciali e della multa a Calabi per Flammarion

da Milano

La quotazione in Borsa del Sole 24 Ore avanza. «Noi continuiamo a lavorare per mantenere il nostro passo», ha detto ieri il presidente Giancarlo Cerutti. Ma qualche intoppo c’è. Niente di preoccupante, naturalmente. Tuttavia uno slittamento di una settimana sembra sicuro: l’inizio del periodo di offerta sarebbe stato posticipato dal 29 ottobre al 5 novembre, mentre la quotazione in Borsa è ora prevista intorno al 20, con un’operazione che varrà circa 200 milioni.
Il lieve ritardo sarebbe dovuto a due ordini di motivi. Il primo, più delicato, è stato posto dalle banche che guidano il mega-consorzio, Mediobanca e Ubs, che hanno preso di petto una questione che era nell’aria da sempre: il mercato va o non va informato, con il prospetto, che l’ad Claudio Calabi è incappato nel 2002 in un incidente di insider trading? La vicenda - peraltro stranota - riguarda l’acquisto (il 17 ottobre 2000) del gruppo francese Flammarion da parte di Rcs, di cui Calabi era l’ad. Un anno e mezzo dopo, la Consob di Francia (Cob) ha multato Calabi di 600mila euro per aver acquistato 10mila azioni Flammarion tra il 4 e il 18 ottobre 2000, ricavando un guadagno di 370mila euro. Una «infrazione» di carattere amministrativo, che non ha configurato il reato penale di insider trading. E per la quale Calabi ha fatto appello. Ora le banche hanno chiesto agli avvocati una «clear opinion» per decidere se inserire l’informazione (che riguarda il ogni caso l’ad di un gruppo editoriale-economico controllato dalla Confindustria) nel prospetto che finirà agli investitori.
Il secondo punto, su cui la Consob sta indagando a fondo, riguarda la governance del Sole, che arriverà in Borsa offrendo sul mercato azioni di categoria speciale: nessuno potrà averne più del 2%, a fronte di un dividendo maggiore.

Mentre la Confindustria (che continuerà a controllare la maggioranza del gruppo) avrà azioni ordinarie. Su questa distinzione, e sulle asimmetrie che potrebbero verificarsi negli scambi futuri, la Commissione vuole vedere chiaro.

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