Solidarietà rosa Maruska difende la Minetti: «No a pregiudizi sulle showgirls»

Ogni elezione, una vittima sacrificale al Minotauro dei malpensanti. E come nell’Antica Grecia, sempre giovane e bella. Solo che stavolta le vittime fanno gruppo e si ribellano a tutta quella sinistra che reclama politici «della società civile» salvo poi additare le giovani candidate come soubrette, veline e concubine.
Le ultime ad essere sbranate sono state Nicole Minetti e Maruska Piredda. Divise politicamente ma unite nella difesa. La prima, 25enne igienista dentale inserita da Roberto Formigoni nel suo listino di candidato Pdl alla Lombardia, è stata letteralmente divorata. Il fatto che di notevole non abbia solo il voto di laurea (110 e lode) ma anche il fisico, ha fatto urlare allo scandalo. L’aggravante di aver lavorato in tv ha offerto poi il destro di relegarla a esponente del «ciarpame senza pudore» di cui parlò Veronica Lario a riguardo delle candidate Pdl alle Europee. La seconda, invece, è la bella ex hostess Alitalia che esultò alla notizia del fallimento della compagnia e perciò venne candidata con scarsi risultati alle Europee 2009 dall’Italia dei valori. L’idea di riproporla, stavolta nel listino bloccato del candidato Pd in Lombardia e anche di quello in Liguria, non è però piaciuta a Luigi De Magistris e a quanti nell’Idv si definiscono duri e puri.
Morale? Due posti fissi in lista al prezzo di una caterva di polemiche. E a poco è valso che entrambe le candidate ribadissero la loro preparazione. Allora dev’essere scattata la cara, vecchia solidarietà femminile e le due si sono coalizzate. A fare il passo, la dipietresca Maruska, in un’intervista ad Affaritaliani: «Il caso della Minetti va ridimensionato, sarebbe un pregiudizio sostenere che chi ha lavorato nel mondo dello spettacolo non possa candidarsi». Un’apertura anche per quanto riguarda il paragone a cui la Piredda ricorre: «Penso a Mara Carfagna, che si è rivelata una persona valida».
Certo, poi qualche punzecchiatura al governo, all’«uso criminale della bellezza femminile», ma fondamentalmente resta l’apertura nei confronti della collega.

Un gesto fatto ovviamente anche pro domo sua, dato che - nonostante per Maruska si sia trattato di «un caso isolato» - anche dal suo partito qualche minotauro ha cercato di sbranarla. Questa politica in rosa, si sa, somiglia sempre più a un labirinto.

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