Cronaca locale

Solo due studenti su dieci sono italiani

Nelle otto prime dell’istituto Marignoni la presenza di stranieri va dal 60 all’80 per cento. Il preside scherza: «L’appello non finiva mai, sbagliavo tutti i nomi»

Augusto Pozzoli

Primo appello ieri mattina per gli oltre 500mila allievi delle scuole statali e non di Milano e provincia. Una mattinata di rodaggio, coi dirigenti scolastici tuttora alle prese con le ultime nomine dei supplenti (a ieri c’erano da coprire quasi 1.500 posti) e le classi convocate per poche ore, per il primo contatto con gli insegnanti. Gli oltre mille studenti del liceo Berchet entreranno in aula solo questa mattina. Ieri si sono radunati tutti in una grande aula dello Iulm (la scuola è sprovvista di uno spazio in grado di accogliere tutti gli iscritti insieme) per quella che il dirigente scolastico Innocente Pessina ha definito «festa di accoglienza». Oltre a saggi del coro e dell’orchestra del liceo, le matricole di quarta ginnasio hanno avuto la possibilità di esibirsi suonando pianoforte o chitarra. Da oggi però sarà un’altra musica. Un appello laborioso per il professor Mario Felice Farè, neo dirigente scolastico dell’Istituto professionale Marignoni, una scuola divisa in tre succursali: via Melzi d’Eril, via Circo e via Demostene. Quasi 800 gli iscritti, con una media di non italiani del 51 per cento: «Un appello degli studenti di prima che non finiva mai – racconta il preside –. Nomi che non riuscivo a pronunciare, dovevo ripeterli continuamente. Anche questa è una delle conseguenze della scuola che cambia e si apre sempre più a un’utenza straniera».
Un fenomeno in continua, vertiginosa crescita: ci sono prime classi dove gli alunni italiani sono un’esigua minoranza. Magari due contro 10. Siamo ben al di là, insomma, di quello che prevede la legge sull’immigrazione: non più della metà degli alunni di una classe può essere di origine non italiana. Al Marignoni sono state formate 8 prime classi con una presenza di alunni non italiani che va dal 60 a oltre l’80 per cento. L’ultima iscrizione ancora ieri mattina. «Le classi si formano distribuendo le varie etnie – spiega la professoressa Giovanna Grazzini –. Abbiamo alunni provenienti da tutto il mondo, ma la prevalenza riguarda i cinesi, soprattutto in via Melzi d’Eril. Sono bravissimi: alla maturità uno di loro si è diplomato col massimo dei voti. Le diversità presenti nelle classi sono ormai affrontate con grande professionalità, per noi la scuola oggi è così». Non sono state accettate, invece, due sorelline alle elementari di viale Mugello: sono arrivate a scuola puntuali accompagnate dal padre anche se non risultavano iscritte. «Non ho più posto – ha risposto Gianni Gandola, il dirigente scolastico -. Deve portare le figlie nella zona in cui abita». Invito inutile. «Mi ha occupato la scuola per tutta la mattina – racconta Gandola –, aveva già tolto le figlie dalla scuola di via Morosini, voleva cambiare. Ma da noi si fa già fatica a far posto a chi risiede in zona». Intanto alla media Colorni aspettano la nuova dirigente scolastica: Luciana Ferrari è stata trasferita d’ufficio dalla media Parini perché ritenuta «incompatibile con l’ambiente». Si aspetta che il giudice a cui ha fatto ricorso decida sulla sua sorte.

Infine al liceo scientifico Vittorio Veneto il dirigente scolastico Michele D’Elia ha aperto un contenzioso con l’Ufficio Cee: la sua scuola ha ospitato nel giugno scorso una manifestazione per l’educazione alla cittadinanza europea, ma non riesce a farsi rimborsare le spese dell’ospitalità.

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