Per fortuna ci sono i Manetti bros. a mettere da parte tutto il buonismo e il politicamente corretto che stiamo vedendo declinati in tutte le salse nelle tante pellicole della Mostra sui temi dell'immigrazione. Così, finalmente, ecco il nuovo film dei due fratelli romani «nichilisti», L'arrivo di Wang (in Controcampo Italiano) che scardina, attraverso l'utilizzo del cinema di genere di fantascienza per nulla praticato nel nostro paese, tutti i luoghi comuni e gli stereotipi sull'accoglienza. Con un'idea niente male. Gaia (la brava attrice genovese Francesca Cuttica) è un'interprete di cinese chiamata per una traduzione urgentissima e segretissima. Si troverà di fronte Curti, un agente privo di scrupoli (uno straordinario Ennio Fantastichini come il Volontè di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto), che deve interrogare il fantomatico signor Wang. Gaia scoprirà di avere di fronte uno strano alieno che parla cinese perché - dice lui - «credevamo che fosse la lingua giusta perché la più parlata nel mondo». Peccato che siamo a Roma e che quindi nessuno lo capisca. Nel lungo interrogatorio Curti si dimostra crudele e spietato, proprio come Jack Bauer nella serie 24, perché non crede mai alle parole di pace che l'extraterrestre continua a ripetere. Ricorrerà anche alle torture per fargli dire «perché siete venuti sulla Terra e che cosa volete da noi». Fino allo stremo.
Naturale che sorga una forte empatia tra il povero alieno maltrattato (arrestato peraltro grazie alla denuncia dell'africana Amounike che lo chiama sempre «mostro») e Gaia (e quindi noi spettatori). Naturalmente niente è ciò che sembra e il film, appena acquistato dalla distribuzione Iris Film, riserva alcuni colpi di scena da antologia.
I fratelli Antonio e Marco Manetti che hanno già finito di girare un horror in 3D (La stanza dell'orco), sanno usare la macchina da presa come pochi in Italia e con meno di 500mila euro (contribuisce con la sua Pepito Produzioni anche Agostino Saccà) hanno messo su un geniale film di fantascienza, ironico e un po' pazzo.
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