Nanni Scaglia
da Losail
Paperino Capirossi comincia a crederci per davvero. Spesso considerato in passato come l'ultima ruota del carro, un pilota sicuramente bravo, ma non all'altezza di Valentino Rossi o Max Biaggi, a 33 anni Loris Capirossi viene finalmente giudicato per quello che è: un grande campione. E se solo fino all'anno scorso il titolo mondiale della MotoGP, l'unico che gli manca dopo i due in 125 (1990 e 1991) e quello in 250 (1998), sembrava un miraggio, adesso comincia a diventare un obiettivo più concreto. È presto per fare proclami e il primo a non farli è proprio Loris, che con l'età ha imparato a controllare i sentimenti, a non perdere la visione della realtà, in pista e fuori, dove conserva umiltà e semplicità fuori dal comune. Ma dopo aver trionfato a Jerez ed aver ottenuto il secondo posto in prova in Qatar, alle spalle di un fantastico Casey Stoner, anche Capirossi comincia a convincersi che il 2006 potrebbe riservagli grandissime soddisfazioni.
«L'anno scorso - dice visibilmente soddisfatto - qui partivo davanti a tutti, ma questo secondo posto ha molto più valore. Mi sono fatto scappare la pole per 38 millesimi, perché ho esagerato un po' nelle ultime curve e ho messo la moto di traverso. Poco importa, conta solo che sono messo bene in configurazione gara: fare pronostici prima è come tirarsi la zappa sui piedi, ma io credo di essere pronto, sicuramente possiamo fare bene».
È sereno e lucido nella sua analisi Capirossi, come forse non lo è mai stato in passato, impermeabile alla pressione, incurante del fatto di essere finalmente uno dei protagonisti anche nella classe regina del motomondiale. «Uno dei miei punti di forza è che la pressione non mi fa né caldo né freddo. So che quando tutto funziona per il meglio, come adesso, la mia Ducati e le gomme Bridgestone, posso giocarmela con chiunque». Anche con Valentino Rossi, naturalmente. «Lui è forte, resta il numero uno».
A guardare la classifica non si direbbe, perché il campione del mondo è solo sesto. «Il problema è sempre lo stesso - analizza un po' preoccupato -: il chattering, la vibrazione della ruota anteriore. E con le gomme da tempo la M1 salta da tutte le parti e diventa inguidabile». Ma la situazione è tutt'altro che disastrosa come sembra, perché in configurazione gara, che poi è quello che conta per davvero, Rossi non solo c'è, ma è anche uno di quelli messi meglio. «Prevedo una gara molto combattuta - dice sicuro - perché io, Stoner, Capirossi, Elias, Pedrosa e Gibernau abbiamo più o meno tutti lo stesso passo. Sicuramente per me sarà difficile, farò più fatica degli altri, ma non è come a Jerez e il mio ritmo è buono. Certo che le Honda sono messe bene e i piloti giovani, con pochi grilli per la testa, vanno veramente forte».
In effetti, ai primi cinque posti ci sono quattro RC211V, con altrettanti ragazzini in sella: primo Stoner, 20 anni, terzo Elias, 23, quarto Hayden, 24, quinto Pedrosa, 20. A confronto, Capirossi, 33 anni, e Rossi, 27, sembrano due vecchietti. Ma rimangono i piloti da battere.
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