«È solo il primo passo Se riaprono i cantieri riparte il Paese intero»

RomaMinistro Fitto, lei è stato il «negoziatore» del governo che giovedì notte ha chiuso l’accordo con le Regioni sul piano casa. In cosa consiste esattamente?
«Intanto va detto che l’intesa sottoscritta con le Regioni non è il piano-casa tout court ma ne costituisce un primo passo molto importante».
Cosa prevede?
«Dopo otto mesi di trattativa, anche grazie alla disponibilità delle Regioni, abbiamo finalmente sbloccato 550 milioni di euro da dedicare all’edilizia residenziale pubblica per far fronte all’emergenza abitativa che colpisce molte famiglie che versano in condizioni di bisogno».
Per quali interventi saranno spesi?
«Sia per la costruzione di nuovi alloggi che per la ristrutturazione dei vecchi. Sono scelte che dovranno essere prese insieme alle Regioni perché la programmazione edilizia è materia concorrente. Si valuterà, dunque, di caso in caso».
Si può fare una previsione del numero di nuovi alloggi «cantierabili» grazie a questi 550 milioni?
«Preferirei non fare cifre su previsioni che sono ancora allo studio. Di certo, rilanciare il mercato dell’edilizia significa dare un deciso contributo alla ripresa del Paese perché l’effetto volano sarà notevole».
Un «primo passo», diceva. Il secondo è il piano-casa annunciato da Berlusconi?
«L’idea del presidente del Consiglio è di varare un piano ad hoc per permettere l’ampliamento di abitazioni esistenti in deroga alle rigidità della burocrazia e accelerando le procedure amministrative per ottenere i necessari permessi. Il provvedimento è già allo studio del governo, perché la convinzione è che se riparte l’edilizia riparte tutta l’economia».
Anche in questo caso d’intesa con le Regioni?
«Certo. L’idea è di fare una legge quadro che consentirà poi agli enti locali di regolamentare la materia».
E le singole Regioni hanno già dato la loro disponibilità?
«Quelle governate dal centrodestra sono in prima fila, ma mi auguro che tutti colgano un opportunità straordinaria come questa».
Non teme abusi edilizi?
«Non credo affatto ci sia questo rischio. Tutto quello che si farà sarà su abitazioni già esistenti e quindi in zone sottoposte a piano regolatore. Eppoi si tratta di piccoli interventi, destinati soprattutto a migliorare la qualità abitativa».
Sono allo studio interventi anche sulle case popolari?
«L’idea su cui stiamo ragionando è di metterle sul mercato».
Per fare cassa?
«Questo è solo un aspetto. Chi occupa case popolari, infatti, paga canoni d’affitto molto bassi e non essendo proprietario dell’immobile si accontenta dell’esistente. Se diamo la possibilità agli inquilini di acquistare la casa in cui stanno a un prezzo ragionevole, invece, oltre a fare cassa rilanciamo il mercato delle ristrutturazioni che ha grandi potenziali».
È convinto che questi interventi faranno davvero da volano all’economia?
«Assolutamente.

Abbiamo messo in campo una strategia complessiva che si focalizza su tre linee d’azione: i 550 milioni di euro stanziati alle Regioni per la costruzione di nuovi alloggi, l’intenzione di facilitare l’ampliamento di abitazioni già esistenti per migliorare la qualità della vita e rilanciare il mercato delle ristrutturazioni e, in ultimo, l’idea di vendere le case popolari con le stesse finalità di cui sopra. Tutto questo non farà altro che far ripartire un settore decisivo come l’edilizia che dà lavoro a centinaia di migliaia di imprese e di persone. Anche per l’economia complessiva del Paese sarà un bel passo in avanti».

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