Le carceri milanesi scoppiano, la situazione si è stabilizzata intorno ai 9mila detenuti contro i 9.400 di poco tempo fa (anche se il rischio di una nuova impennata verso lalto nel mese di settembre è possibile). E il sovraffollamento di San Vittore è la denuncia sempre allordine del giorno. Lo spostamento del carcere? «La decisione sul trasloco, come sulla Cittadella della giustizia, rientrano in un piano più ampio e quindi sarà inserito allinterno del Pgt che spero venga discusso entro dicembre». Lipotesi del trasferimento a Porto di Mare sembra ormai tramontata: le barricate di giudici e avvocati hanno «blindato» il tribunale a Porta Vittoria, ancora nel marzo scorso il provveditore regionale Luigi Pagano auspicava un trasloco almeno del carcere ma le affermazioni dellassessore allUrbanistica Lucia De Cesaris sono abbastanza indicative: a Porto di Mare «cè un grosso problema di inquinamento, serve un lunga e costosa bonifica» in più una porzione dellarea «rientra nel parco Sud» rendendo ancora più critica (forse) la trafila burocratica. Ricorda, soprattutto per il caso del tribunale, «la netta contrarietà manifestata da più parti» e prende tempo sul carcere, «esamineremo le osservazioni al Pgt e avvieremo un confronto con tutte le categorie per verificare lipotesi della permanenza, cè anche listanza che non venga marginalizzato». A Porto di Mare il Comune forse sta guardando piuttosto come possibile sede per lOrtomercato. Per ora non ci sarebbero siti alternativi per il trasferimento del carcere. Il presidente della commissione Sicurezza Mirko Mazzali ricorda che «tante delle osservazioni al Pgt chiedevano di non costruire un nuovo carcere ma di ristrutturare San Vittore». E aggiunge che «la via più breve è la penalizzazione dei reati minori. Un esempio, lo spacciatore di marijuana e di cocaina non possono avere pari trattamento».
Del sovraffollamento delle carceri si è parlato ieri mattina ad un convegno a Palazzo Marino. E il sindaco, che da deputato di Rifondazione Comunista è stato per due anni presidente della commissione Giustizia, ha ricordato le sue proposte rimaste al palo. Quelle per intenderci che ha sintetizzato giusto un anno fa nel «Dialogo sulle riforme possibili» scritto a quattro mani con il procuratore di Venezia Carlo Nordio che lo aveva preceduto allepoca del guardasigilli Castelli. Quali erano le conclusioni di Pisapia? «Bisogna smetterla con il panpenalismo. Far credere che sia possibile risolvere tutto, anche i problemi sociali, con il Codice penale è solo propaganda, pericolosa demagogia». Il primo passo è «limitare davvero le condotte penalmente rilevanti ai fatti realmente gravi e punire con sanzioni amministrative quelle condotte illecite che non creano danni o allarme sociale» e «labuso della carcerazione preventiva è tra le principali distorsioni della nostra giustizia penale». Certo a ripescare le vecchie proposte di legge firmate dal Pisapia-parlamentare bisognerà capire se da sindaco abbia alzato lasticella del penalmente rilevante.
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