Sondaggi: anche per «l’Unità» la partita è ancora da giocare

Gli ultimi dati confermano il recupero della Cdl. E c’è chi ipotizza un «effetto Kerry»

Gian Maria De Francesco

da Roma

L’ottimismo di Pier Ferdinando Casini non è del tutto ingiustificato. Lunedì scorso il presidente della Camera e leader dell’Udc aveva fatto riferimento proprio all’aumento dei consensi per la Cdl evidenziato dai sondaggi più recenti per sottolineare che «la situazione è sicuramente migliorata per la coalizione di centrodestra».
La campagna elettorale di Silvio Berlusconi ha determinato un ribaltamento di quella che fino a poco tempo fa veniva descritta come una situazione incontrovertibile: la prevalenza dell’Unione alle prossime politiche. Il centrodestra secondo la maggior parte dei sondaggisti sarebbe ancora in svantaggio (il premier però critica la qualità delle loro rilevazioni), ma la tendenza positiva degli ultimi sondaggi c’è, è robusta e implica che la partita è ben al di là dall’esser chiusa. Ieri lo ha sottolineato anche l’Unità. Il quotidiano dei Ds ha messo in evidenza come Berlusconi, giocando d’anticipo su temi concernenti il programma, come il problema-casa e le pensioni, abbia risvegliato l’interesse degli indecisi.
Di qui il riferimento del premier a metodi alternativi di indagine come quelli utilizzati negli Stati Uniti dove l’orientamento degli elettori viene considerato preminente.
Ma, appurato che il fattore-Berlusconi sta giovando alla campagna elettorale della Cdl, quali sono le strategie da mettere in campo per guadagnare consensi? Il discorso va affrontato sotto due diversi punti di vista. In primo luogo, quello strettamente tecnico. «L’esposizione ai media - spiega Carla Natali, direttore del settore sociopolitico di Tns Abacus - ha influenza sull’elettorato perché aumenta la partecipazione del pubblico a questi temi. Nella settimana dal 26 gennaio al 2 febbraio Fi e Udc hanno recuperato uno 0,5% a testa e ci si aspetta che possano crescere ancora». Insomma, più ci si avvicina alle elezioni più c’è necessità di sensibilizzare i cittadini. «Coloro che partecipano ai sondaggi preelettorali con cognizione di causa - aggiunge Natali - rappresentano il 50-60% dell’universo di riferimento, mentre una percentuale non trascurabile prende posizione solo nell’ultima settimana prima del voto».
Insomma, i sondaggi finora pubblicati sono rappresentativi di un campione con le idee chiare, ma l’esercito degli indecisi, sensibile alle proposte che risolvono i problemi della quotidianità, si mette in marcia con ritardo, rispetto al resto. E le percentuali di consensi riguadagnate da Berlusconi e Forza Italia (minore per ora appare il recupero di An e Udc) lo testimoniano.
Si passa, così, al secondo punto: la tattica. «È impossibile che i loro dati si discostino non più di un punto», ha detto Berlusconi venerdì scorso riferendosi ai sondaggisti. La soluzione potrebbe essere rappresentata facendo ricorso a due indicatori utilizzati nelle ricerche di marketing: il winner sentiment e l’intention to buy. Il primo esprime la percentuale secca dello schieramento dato per vincente dagli elettori e il secondo rappresenta la disponibilità a votare per una parte piuttosto che per un’altra in funzione delle risposte che fornisce a determinati bisogni. Cambiando le domande cambia anche la descrizione della realtà. «Il presidente del Consiglio - afferma Nicola Piepoli - ha saputo pungolare ottimamente i ricercatori che sanno fare il lavoro, ma ci vuole una decina di giorni per mettere a punto i dati con questo metodo psicologico e capire come si possono muovere i personaggi del quadro politico per raccogliere più consensi».
Una replica della rimonta di Bush su Kerry? Secondo Piepoli, il modello Usa è difficilmente attuabile in Italia. È indubbio, tuttavia, che venire incontro alle esigenze degli elettori può essere una mossa vincente.

«La pubblicazione di un sondaggio è essa stessa uno strumento di comunicazione», fa notare un addetto ai lavori. Se il modello americano ne è un esempio, allora il caso di Kerry dato vincente dai sondaggi e poi perdente nell’urna potrebbe ripetersi in Italia.

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