Politica

Sondaggi: anche per la sinistra oggi stravince il centrodestra

Ipsos: la Cdl supera l’Unione di 5 punti. L’esperto: «La luna di miele degli elettori con Prodi è già finita. Con Berlusconi idillio più lungo»

Paolo Bracalini

da Milano

È un settembre che promette temporali e sconquassi per il governo quello disegnato dai sondaggi dei principali istituti di ricerca. Gli statistici incaricati dai partiti di registrare e riferire ogni settimana il gradimento e la fiducia dell’opinione pubblica per l’operato del governo, stanno spedendo report inquietanti alle caselle e-mail delle segreterie dell’Unione, statistiche che riportano indietro il tempo di tre anni. Nel giro di pochi mesi dalla vittoria il centrosinistra è riuscito ad azzerare (a luglio) e poi a invertire (oggi) il margine conquistato a giugno, in corrispondenza del successo al referendum sulla devoluzione e delle riforme «liberiste» di Bersani. Da un vantaggio di 4-5 punti percentuali registrato meno di tre mesi fa dalle rilevazioni di Ipsos, le indicazioni del campione a settembre danno il risultato opposto. Ieri sul quotidiano della Margherita Europa l’articolo di Paolo Natale («Occhio, la Cdl risale»), consulente Ipsos e docente universitario di statistica, suonava come un allarme rosso per gli alleati della coalizione.
I dati riservati forniti ai clienti istituzionali dalla Ipsos riportano un consistente vantaggio del centrodestra rispetto alla maggioranza (in una misura complessiva intorno al 5 per cento), evidente in entrambi gli indicatori utilizzati dagli analisti dell’istituto, il winner e il future. In sostanza, un campione statisticamente molto rilevante (quattromila persone al mese) ritiene che se si votasse domani vincerebbe il centrodestra (questo è il cosiddetto indice winner). Lo stesso campione, che comprende ovviamente elettori di diverso orientamento, esprime maggiore fiducia in un futuro in cui al governo ci sia la Cdl piuttosto che Prodi (e questo è l’indice future). Il vantaggio del centrodestra è maggiore nel primo indicatore, che dimostra il giudizio sulle chance di vittoria dei due poli più che l’intenzione di voto personale del campione. Ma la Cdl supera l’Unione anche rispetto al secondo. È l’inversione di un trend che dura da lungo tempo, ed è questo il segnale più preoccupante per i partiti dell’Unione: «Tra fine agosto e inizio settembre - scrive l’editorialista di Europa - per la prima volta da almeno tre anni, l’indicatore winner registra il sorpasso del centrodestra». I malumori sono trasversali, ma si concentrano soprattutto tra gli elettori di Udeur e Italia dei valori.
Come si spiega un tracollo così rapido nel gradimento degli elettori? «Qui naturalmente si entra nel regno dell’opinione - spiega al Giornale Paolo Natale -. Io credo che possa aver pesato la litigiosità dei ministri, gli errori di comunicazioni commessi dall’esecutivo, le scelte contraddittorie in materia di tasse e anche la decisione di mandare i soldati italiani in Libano». Un sondaggio di settimana scorsa mostra come la missione Onu spacchi il paese a metà, ma divida anche l’elettorato dello stesso centrosinistra in parte contrario all’intervento italiano. «La luna di miele dell’Unione con l’elettorato è già finita - riassume il docente vicino al partito di Rutelli -. Quella di Berlusconi era durata molto di più».
Il clima di opinione elettorale volge al peggio per la maggioranza, e conferma anche gli orientamenti di voto diffusi prima delle ferie estive. «Pochi punti a favore della Cdl - scrive Europa - che vengono ribaditi sia nel voto proporzionale sia nelle intenzioni di voto per la coalizione, notoriamente più favorevoli all’Unione». Negli archivi di Ipsos per trovare una situazione simile bisogna tornare al 2003.
Gli italiani credono poco nell’attuale governo, e anche fuori dall’Italia manca la fiducia nella stabilità dell’esecutivo. Nel sondaggio mondiale della Nielsen (giugno 2006) si trova l’Italia al primo tra i paesi occidentale che l’opinione pubblica internazionale reputa «a rischio» per l’incertezza della gestione politica. Ed è significativo che il governo italiano venga considerato debole dagli osservatori esterni solo dopo due mesi dal suo insediamento.
Unica consolazione che la maggioranza può trovare tra le righe del report Ipsos è la percentuale di intervistati che preferisce non pronunciarsi (un terzo del campione) e rimane in attesa delle prossime mosse di Prodi e Co.

A quattro mesi di vita, il governo è già alla rincorsa degli indecisi.

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