Politica

Sondaggi, Poli sempre più vicini Il premier: «Siamo davanti noi»

Stefano Filippi

nostro inviato a Bari

«L'ultimo sondaggio che ho avuto modo di leggere ci vede in testa, mentre i signori della sinistra sono leggermente fuori di testa». Silvio Berlusconi non si trattiene davanti ai 20mila che lo acclamano a Bari, una calca traboccante venuta da tutta la regione. Niente cifre sul sondaggio, solo un accenno quasi di sfuggita prima di invitare i «missionari della verità» pugliesi a difendere la libertà, «che è come l'aria: se ne capisce l'importanza solo quando viene meno». Il calore della folla conquista il premier, sventolano le bandiere e si alzano i cori, nella città che ha dedicato l'aeroporto a Papa Wojtyla si issano cartelli con la scritta «Santo subito» e frasi in latino tipo «Ave Silvio, Poggiorsini te salutant» oppure «Incipit vita nova». «Per la verità, la vita nuova è cominciata cinque anni fa - chiosa il capo del governo - e la continueremo con la rivoluzione liberale che è il cuore del nostro programma».
L'allusione al sondaggio a otto giorni dal voto è l'ultimo fronte di polemica con il centrosinistra. I sondaggi si fanno ma non si può parlarne. Le rilevazioni degli ultimi giorni confermerebbero un centrodestra in ripresa e una sostanziale parità tra i Poli, il che spiega il nervosismo dei vertici diessini e la reazione stizzita alla battuta di Berlusconi. Il coordinatore nazionale Vannino Chiti ha detto che è il centrodestra ad arretrare; per Gianni Cuperlo, responsabile della comunicazione, i sorpassi sarebbero «inesistenti»; si è inalberato anche il presidente Massimo D'Alema, che in Puglia ha il suo serbatoio di voti: «Ancora una volta il presidente del Consiglio dimostra il suo totale disprezzo per le regole - ha sibilato - perché ha brandito i sondaggi malgrado i divieti di legge». È il portavoce del premier, Paolo Bonaiuti, a ricordare che Berlusconi «ha parlato di tendenze elettorali in termini politici senza fornire alcuna cifra. Quindi, è inutile che D'Alema, che vuole fare il primo della classe, si stracci le vesti perché non è stata violata alcuna legge». Lo stesso Berlusconi, appena atterrato ieri sera a Matera per l’ultimo comizio di una giornata intensissima, ha precisato di «aver semplicemente fornito alcuni dati di un sondaggio che è su Internet, pubblicato venerdì scorso. Non ho detto niente di nuovo. Ancora una volta D’Alema mi calunnia dicendo il falso».
Sono le sei e un quarto del pomeriggio quando il Cavaliere sale sul palco, ha già parlato due volte in tv e ai pugliesi consiglia di non perdersi «Matrix». S'interrompe quando una ragazza si sente male nella ressa: «Forza ragazzi, aiutatela, la sinistra non ha ancora vinto le elezioni per stare già male... Fatela venire di qua, datele una sedia, l'ho sempre saputo che con me le ragazze cascano giù». Sorride Berlusconi, ma concede meno spazio del solito alle barzellette: «Mancano pochi giorni, usateli bene, non dobbiamo più distrarci. Qui avete regalato ai signori della sinistra Comune, Provincia e Regione. Possiedono i giornali, le banche, le scuole, i sindacati, le coop; governano 6.500 comuni, 67 province, 16 regioni su 20; hanno fatto tesoro della regola di Gramsci di conquistare le «casematte del potere». Se avessero anche la maggioranza parlamentare e il governo del Paese, domandatevi voi stessi se questa sarebbe ancora una democrazia o qualcosa di abbastanza lontano».
Il premier elenca le gaffe di Romano Prodi: le aliquote sui risparmi, l'entità dei patrimoni da esentare, i fondi per finanziare il taglio del cuneo fiscale. «Quando Tremonti ha pacatamente fatto notare che i risparmiatori sarebbero fuggiti, è andato in confusione. E quando lo stesso Tremonti ha aggiunto che la sinistra sarà costretta ad aumentare i contributi sui lavoratori autonomi, Prodi gli ha dato del delinquente politico, un fatto gravissimo. Ma ho scoperto una chicca». Berlusconi estrae una delle 281 pagine del programma unionista in cui è scritto che si interverrà «sulle aliquote contributive dei lavoratore autonomi e sull'età pensionabile».
«E saremmo noi ad aver mentito? Dobbiamo dare una risposta dura a questo signore». E Berlusconi carica sul caso Moro (lo statista scomparso era pugliese) e la famosa seduta spiritica in cui saltò fuori il nome di Gradoli («aspettiamo la verità da 28 anni»); attacca sui cinque anni alla presidenza della Commissione europea («andatevi a leggere i giornali di tutta Europa, io non aggiungo altro»); polemizza con «un candidato premier che garantisce di prendere lui le decisioni che contano, mentre in Parlamento avrà appena cinque parlamentari suoi e sarà costantemente ostaggio della sinistra estrema di Bertinotti, Luxuria e Caruso».
Il premier annuncia che nell'ultima settimana di campagna elettorale il centrodestra calerà il suo asso nella manica: «Con gli alleati stiamo mettendo a punto alcune obbligazioni che ci assumeremo, abbiamo studiato a fondo i bilanci dello Stato per individuare le fonti di finanziamento. Saranno nuovi impegni che dimostreranno l'antiteticità tra la sinistra e noi. Avremo fatto anche tanti errori - Berlusconi ripete l'ammissione due volte - ma è difficile capire l'azienda-Stato, sono tante le vischiosità. Abbiamo però fatto più riforme di chiunque altro, garantito stabilità di governo, acquisito credibilità internazionale, accresciuto le spese sociali, contenuto l'immigrazione». I battimani scrosciano in una terra che ha vissuto le tragedie degli sbarchi clandestini. «Prodi vuole chiudere i centri di permanenza temporanea.

Avete forse dimenticato i morti albanesi che la sinistra ha sulla coscienza? Ricordate: loro sono quelli che vogliono ancora immigrazione a volontà, noi siamo quelli che danno asilo all'afghano minacciato di morte per la sua fede».

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