Qualche giorno fa, durante una delle tante visite ricevute al San Raffaele di Milano, Silvio Berlusconi s’era lasciato scappare una previsione: «Gianfranco andrà avanti per la sua strada, non si fermerà finché non avrà raggiunto il suo obiettivo». Quale? «Costituire un suo gruppo parlamentare autonomo dal Pdl e che magari possa condizionare le sorti della legislatura».
Parole pronunciate in privato, certo, e proprio mentre le cosiddette colombe tessevano la loro tela cercando di riavvicinare premier e presidente della Camera. Distensione che effettivamente c’è stata se i due si sono sentiti diverse volte negli ultimi giorni e se l’ufficio di presidenza del Pdl che si è riunito mercoledì ha raccolto su più fronti le indicazioni di Fini (dalla candidatura di Renata Polverini nel Lazio all’approfondimento del testo sulla cittadinanza).
Segnali di pacificazione che non cancellano però le perplessità degli ultimi mesi. Del Cavaliere, che ancora ieri manifestava forti dubbi sulla decisone di Fini di incontrare nel suo ufficio di Montecitorio Carlo De Benedetti, editore del gruppo L’Espresso al centro del conflitto mediatico degli ultimi mesi. Ma pure nell’elettorato del Pdl, sondato da Euromedia Research il 17 dicembre. Una rilevazione che mette in evidenza un dato di non poco conto: gli elettori di centrodestra preferiscono Giorgio Napolitano a Fini. La domanda, per la verità, è sulla «fiducia nelle istituzioni». Al primo posto, con il 99,2%, c’è il presidente del Consiglio, segno che tra gli elettori di Pdl e Lega la leadership di Berlusconi resta assoluta. Secondo è il presidente del Senato Renato Schifani con il 59,3. Al terzo posto, invece, c’è il capo dello Stato con il 39,1, seguito a tre punti di distanza (36,3) dal presidente della Camera Fini. Insomma, chi vota Pdl o Lega ripone più fiducia in Napolitano che in Fini. Nei confronti del quale si registra un certo «sbandamento» dell’elettorato di centrodestra che non comprende se il suo profilo sia istituzionale o politico.
I più critici nel centrodestra sono soprattutto i leghisti. Solo il 12,8% di loro ha fiducia nel presidente della Camera (contro il 41,8 di elettori del Pdl), mentre il 17% ha fiducia in Napolitano (contro il 44,3). Apprezzano invece Schifani (40,5% contro il 63,7 degli elettori del Pdl) e soprattutto il Cavaliere (97,8 contro il 99,5 degli elettori del Pdl).
Dopo l’aggressione in piazza Duomo, invece, si registrano dei movimenti nelle intenzioni di voto. In particolare, un deciso calo dell’Italia dei valori di Antonio Di Pietro e una speculare ascesa del Pd che vede evidentemente premiato il suo profilo più moderato. Il Partito democratico, che Pierluigi Bersani aveva preso in mano intorno al 24-25%, sale infatti al 29,5 mentre l’Idv perde circa due punti e scende al 6,5. L’Udc si attesta al 5,9 e Alleanza per l’Italia di Francesco Rutelli è ancora un oggetto misterioso che vale lo 0,6% dei consensi. Pdl e Lega, invece, insieme arrivano al 48,3 (39,2+9,1). Che con L’Autonomia (Destra, Pensionati, Mpa e Allanza di centro) sale al 49,4.
Resta sostanzialmente invariata, invece, la fiducia degli italiani (non solo quelli che votano
Pdl o Lega, ma tutti) in Berlusconi. Nel sondaggio Euromedia elaborato su mille aventi diritto al voto, l’indice di fiducia nel premier (calcolato su competenza, credibilità e capacità di ricoprire il ruolo) è del 66,1%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.