Sondaggio Moratti: ai milanesi piace il ticket

Letizia Moratti ha un asso nella manica. E lo giocherà oggi, per tornare a fare pressing su segretari, capigruppo e capidelegazione della Cdl riuniti alle ore 13 a Palazzo Marino. All’ordine del giorno, le «dismissioni immobiliari». Ma il sindaco vuole approfittare dell’occasione per tirar fuori un sondaggio sul ticket antismog - ribattezzato Ecopass perché non venga associato immediatamente a una nuova tassa - che rivela quanto piace già ai milanesi, e ancor più ne saranno conquistati una volta partita la sperimentazione. Numeri che le darebbero man forte nel tornare alla carica con i partiti che invece tirano il freno a mano sul pedaggio. Già sono riusciti a congelare l’avvio previsto il 15 ottobre (trasformandolo solo in un test «virtuale», a uso e consumo del settore mobilità che deve testare la macchina organizzativa), non è un mistero che vorrebbero far saltare anche l’ipotesi di gennaio. Intanto, Forza Italia, An, Lega e Udc attendono di conoscere le valutazioni degli uffici tecnici sulle ipotesi di abbonamento ai residenti. All’ultimo vertice con il sindaco hanno preteso che si arrivi al maggior ribasso possibile, «aspettiamo una risposta - ricorda il capogruppo di An Carlo Fidanza - anche sulla nostra proposta di scalare la cifra dell’abbonamento al ticket a chi acquista anche l’annuale dell’Atm».
Sul capitolo dismissioni immobiliari, l’assessore alla Casa Gianni Verga anticipa che durante la riunione «daremo un’impostazione generale al piano per l’alienazione di un patrimonio di negozi e appartamenti che sono di proprietà del Comune ma attualmente vuoti». L’amministrazione, prima in Italia, a luglio ha stretto un’alleanza con la Cassa depositi e prestiti, proprio con l’obiettivo di valorizzare al meglio il proprio patrimonio immobiliare. In questo modo si troverebbero risorse da destinare, in particolare, al recupero dei quartieri di edilizia sociale e alla riqualificazione delle infrastrutture. Grazie all’accordo, Palazzo Marino e Cassa depositi e prestiti hanno creato un gruppo di lavoro che ha il compito di studiare le diverse opzioni in campo - cartolarizzazione, vendita con asta pubblica, operazioni di leasing o altre soluzioni - per trarre il maggior ricavo possibile dalla dismissione del patrimonio immobiliare del Comune.
E se la vendita di uffici e negozi non dovrebbe riservare polemiche, probabile che la discussione cada anche sulla cessione degli stabili del centro, visto che il piano bloccato a fine giugno dovrebbe tornare in giunta entro fine mese per intraprendere poi il cammino in consiglio comunale. Il vecchio documento inseriva nell’elenco degli edifici da liberare anche parte della Galleria, e subito gli assessori erano saltati sulla sedia stoppando il piano in attesa di chiarimenti. L’ipotesi è stata subito stralciata per cui sugli altri immobili - dagli stabili di via Larga e largo Treves alla vecchia sede dell’ufficio elettorale in Porta Romana - la valorizzazione dovrebbe ottenere senza problemi il via libera dei partiti, anche se saranno oggetto di discussione le ipotesi di vendita, affitto o concessione.

L’intera operazione è necessaria per finanziare il progetto di accorpamento delle funzioni amministrative nell’area di Garibaldi-Repubblica. In centro, attorno a Palazzo Marino e alla sede della Ragioneria in piazza Scala (che si «salverà» dalla vendita), dovrebbero rimanere solo le funzioni politiche del sindaco e degli assessori.

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