Sono almeno trenta i minibus per disabili

Marco Morello

Alla fine è intervenuta anche la politica sulla vicenda infinita dei minibus per disabili. Vincenzo Piso, vicepresidente del consiglio comunale di Roma, ha appena inoltrato un’interrogazione urgente al sindaco e all’assessore ai Trasporti per ottenere un intervento risolutivo. Sul tappeto c’è la necessità di mettere finalmente in moto i pulmini parcheggiati e dimenticati da oltre tre anni presso la rimessa di Grottarossa. Sembra impossibile che tutto sia legato alla ridotta autonomia delle vetture. «È necessario - ha detto Piso - far partire una seria indagine amministrativa e individuare i responsabili dei danni economici e morali. È giusto trovare i colpevoli sui quali grava un atto così riprovevole, strumentale e scellerato a danno di una categoria da tutelare». Gli obiettivi principali dell’interrogazione mirano ad accertare se e quando tutti i pulmini entreranno in esercizio, a conoscere l’esatto numero dei mezzi acquistati dall’amministrazione comunale e la loro posizione, a calcolare quanto denaro pubblico è stato impiegato sia in termini di risorse economiche che di risorse umane. «Ci troviamo di fronte a un danno a 360 gradi - continua il consigliere comunale di An - frutto di uno sperpero di denaro pubblico, di una presa in giro nei confronti dei cittadini, che ha alimentato false speranze nei confronti di chi è già disagiato ed emarginato da questa società. Mi aspetto che il sindaco Veltroni faccia luce sulla questione che sta diventando sempre più vergognosa e insostenibile e prenda i provvedimenti del caso». Come già documentato in passato, la flotta di Trambus è insufficiente a soddisfare le domande di assistenza presentate e approvate dal V dipartimento. Sono così più di mille i cittadini in lista d’attesa, qualcuno anche dal 2000, costretti a ricorrere a mezzi a pagamento «a chiamata» (il costo di ciascuna corsa è di poco inferiore ai 25 euro), nonostante sia stata loro riconosciuta la gratuità di una prestazione fondamentale per una vita quotidiana dignitosa. Ironia della sorte, il servizio a pagamento è gestito dalla stessa Trambus, l’unica a essere provvista di una flotta abbastanza consistente ed equipaggiata per svolgere questo tipo di servizio.
Intanto si scopre che la diplomazia tappabuchi della società che gestisce il trasporto pubblico romano funziona fino a un certo punto. A via Prenestina hanno cercato in tutti i modi di tacere le proporzioni reali di una questione che scopriamo essere molto più grave del previsto, ma non ci sono riusciti. Sono personaggi coerenti fino in fondo il presidente Morese e l’amministratore delegato Allegra: hanno il pregio di non negare mai l’evidenza quando ci si trovano davanti, ma per quanto è possibile preferiscono tacere ogni elemento che li costringerebbe a giustificare gestioni poco avvedute. In fondo non è possibile biasimarli, se questi elementi dicono che esistono altri pulmini fermi chissà dove oltre a quelli di Grottarossa. Darsi una zappa sui piedi, di certo, non fa piacere a nessuno. Facciamo qualche calcolo: nell’interrogazione presentata da Piso si legge che i veicoli Mercedes a batteria acquistati a partire dal biennio 2002/2003 sarebbero addirittura una trentina.

Se a questi sottraiamo la dozzina ferma in deposito a Grottarossa e i tre messi in funzione dopo il sollecito congiunto del Giornale e di Striscia la notizia, ne deriva che circa quindici sono ancora inutilizzati. Ciò che sarebbe interessante capire a questo punto è che fine hanno fatto gli altri pulmini. Il mistero, per ora, è assoluto.

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