«Sono Filumena Marturano la mia eroina più difficile»

Filumena Marturano sale sul palco del Piccolo, 62 anni dopo quel 7 novembre del ’46 in cui una delle commedie più celebri e controverse di Edoardo debuttò per la prima volta al teatro Politeama di Napoli. Il ruolo di Filumena, donna di popolo ed ex prostituta, emblema di una femminilità arcaica paragonata a quella delle eroine della tragedia greca, tocca a Lina Sastri. Un’eredità quasi naturale per un’attrice, probabilmente l’unica, che oggi incarna appieno la grande tradizione classica napoletana.
Un’eredità pesante, dopo Titina De Filippo, Regina Bianchi, Pupella Maggio e, nel cinema, Sofia Loren...
«Interpreti straordinarie ma con cui non mi sento in competizione. Io resto me stessa, con il mio corpo e il mio modo di essere sul palco. L’unica vera sfida, se così si può dire, è con un personaggio ricco e complesso come quello di Filumena, donna dalle mille sfaccettature, epico e al contempo ambiguo».
Lo considera un traguardo importante per la sua carriera?
«Diciamo che soltanto oggi mi sentivo davvero pronta per affrontare questo personaggio, e non solamente per una questione di età. Filumena è una madre e una donna pronta a sacrificarsi in nome dell’amore, ma che ha maturato un distacco dal dolore, nasconde i suoi sentimenti e non piange. Io piango ancora».
È un personaggio che le è caro, spesso citato nei suoi recital e nelle sue canzoni...
«Le citazioni sono una cosa, interpretare Filumena è ben altro e mi ha richiesto un lunghissimo cammino di studio. Con lei Eduardo ha rappresentato le differenze di amore che esistono tra un uomo e una donna. Lei si porta dietro per tutta la vita, in silenzio, la miseria della sua condizione di inferiorità. Solo alla fine, quando lui decide di lasciarla per una donna più giovane, è costretta all’inganno per amore dei suoi tre figli, tenuti segreti per tanti anni. E, nel dramma, la sua forza e la sua dignità trionferanno. Solo allora potrà finalmente piangere».
Nello spettacolo diretto da Francesco Rosi recita con Luca De Filippo. Il regista ha apportato novità all’originale?
«No, il testo è assolutamente integro. Di particolare c’è la scena, che Rosi ha reso più spoglia, e forse una maggiore attenzione anche alle sfumature di comicità che, nel rapporto con il pubblico, ne fanno una commedia quasi corale».
Dal teatro, al cinema, alla canzone. Lina Sastri è un’artista completa, all’«americana», certamente un’eccezione in casa nostra...
«Ma sono sempre la stessa, sia davanti alla macchina da presa - ho appena girato “Baarìa” con Tornatore - sia quando canto, come nel mio ultimo cd “Reginella”.

Forse la musica è la parte più libera di me, quella che non ha confini geografici e mentali. Il cinema, invece, ha le sue regole, ma mi ha fatto incontrare grandi maestri come Nanni Loy».
E il teatro?
«È la mia casa».

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