Brescia - Si era convinto di essere malato. Una malattia confermata dagli esami sostenuti in un ambulatorio di Vobarno (Brescia). Alberto Zabbialini, 28 anni, meccanico nell’officina del padre e calciatore dilettante, ha preso il maxiscooter ed è partito. Era giovedì scorso, da allora più nulla. Fino a ieri l’altro quando, in un bosco di Vado Ligure, un cacciatore trova la moto abbandonata. Scatta l’allarme, i carabinieri risalgono al proprietario. Vive a Muscoline di Gavardo, nel Bresciano, da dove se n’è andato sconvolto. Le ricerche sono continuate per tutta la giornata di ieri, senza esito. I genitori hanno lanciato un appello: «Alberto torna, l’ultimo esame è negativo. Chiedi conferma al tuo medico,». Già, perché nel frattempo sono arrivate le controanalisi: negative. Ma il cellulare di Alberto è muto da giorni. L’ultima volta si è fatto sentire alle 10.30 del giovedì. Ha raccomandato la fidanzata al padre: «Chiama Simona, stalle vicino». I carabinieri hanno individuato sui tabulati la zona da dove chiamava: il Piacentino. Che malattia temeva Alberto? Pare che gli esami dovessero accertare il papilloma virus. In parole povere, una predisposizione al tumore. La madre ha dichiarato che «era depresso e taciturno da qualche tempo». Ma Mario Tombola, il presidente della Limonese, la squadra di Alberto, conferma a metà: «Il ragazzo non aveva lasciato trasparire di avere una grossa preoccupazione. Certo, era un po’ più taciturno del solito. Lui che era uno dei trascinatori del gruppo. Ancora meno potevamo immaginare un colpo di scena del genere. E il fatto che mercoledì sera avesse disertato l’allenamento dice poco. Di una eventuale malattia non aveva mai parlato. E domenica scorsa tra l’altro era sceso normalmente in campo». L’interrogativo è: perché non ha aspettato il controtest? Il suo medico, il dottor Lazzarini, conferma che il martedì avrebbe dovuto incontare Alberto: «Ma i controtest non erano ancora pronti».
La mattina di giovedì, prestissimo, il 28enne si presenta a Vobarno ai poliambulatori. Si sente dire che dovrà aspettare ancora un giorno o due. Forse lui pensa che il ritardo nasconda la volontà di non dirgli la verità. E poi c’è il senso di colpa. Il timore che la sua fidanzata abbia potuto contrarre, anche lei, qualche brutto virus. Magari quello stesso papilloma che nelle donne può sviluppare un tumore. Probabilmente uno dei motivi che hanno messo in moto le sue paure e che lo hanno portato a volerle fugare facendo gli esami. «Di farli lo avevo consigliato anch’io», ha spiegato il suo medico che ieri ha fatto sapere che «il suo cellulare è sempre acceso» e che Alberto può chiamarlo per avere conferma della negatività dei nuovi test.
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