«Sono l’unico deferito non indagato dai pm»

Il legale di Moggi: « Non c’è ragione perché Luciano debba subire un processo sportivo, si è già dimesso»

Gian Piero Scevola

La reazione ai deferimenti da parte del Procuratore federale Stefano Palazzi, sul procedimento che Francesco Saverio Borrelli ha denominato «Off side», è stata durissima. Nessuno, tra i 30 indagati (4 società e 26 tesserati) è riuscito a digerire l’amaro boccone di quanto scritto da Palazzi in 109 pagine d’accusa. A cominciare proprio dal Milan che, rispetto a Juventus, Fiorentina e Lazio, con sembra correre il rischio di una retrocessione. Lo ha ribadito con forza il presidente rossonero Silvio Berlusconi: «Penso che le accuse non abbiano fondamento e il Milan avrà modo di dimostrare la sua estraneità a ogni illiceità. I risultati sul campo sono lì a dimostrare che non c’è stato alcun favore da parte degli arbitri». Secondo l’ex premier, «l’insulto più grande è immaginare un controsistema Milan: avremmo cioè messo in piedi un sistema per perdere. Il Milan è estraneo penalmente e moralmente e confido nella moralità e nell’onestà intellettuale di chi dovrà giudicare la questione». Quanto ad Adriano Galliani, la difesa arriva dal cuore: «È tra le persone più oneste e trasparenti che conosco e con cui ho collaborato. Escludo che abbia commesso qualcosa che sia al di fuori della moralità e della liceità».
Chiamato in causa da pesanti allusioni dei media, Galliani replica a muso duro: «Non mi sono dimesso fino ad ora perché non ero indagato dalla Procura di Napoli. Se lo fossi stato, mi sarei dimesso subito. Sono infatti l’unico, o uno dei pochissimi tra i deferiti della giustizia sportiva a non essere indagato dai pm napoletani. Ora che sono stato raggiunto da un deferimento, seppure di lieve entità, mi sono dimesso. Mi è sembrato giusto e corretto farlo, per senso di responsabilità e per rispetto verso la giustizia sportiva». Galliani usa definizioni come «pazzesco» per commentare quanto apparso su un quotidiano torinese a proposito di una sua presunta intenzione di staccarsi dalla Lega. «Ho letto con indicibile stupore che dopo essermi dimesso dalla Lega, starei preparando la secessione. Incredibile. Dire che sono allibito è dir poco. Mi sembra persino inutile smentire una notizia così falsa». Galliani prova poi a scherzarci su: «Prima scrivevano che dovevo dimettermi e che non mi dimettevo, ora che mi sono dimesso, scrivono che preparo la secessione. Visto che sono amministratore delegato del Milan e presidente di Lega in carica fino alla mia sostituzione, che faccio? Faccio la secessione e gioco il campionato da solo?». «Pertanto - conclude ironicamente Galliani - mi impegno e confermo a non fare alcuna secessione».
Intanto, ieri mattina, gli avvocati dei deferiti hanno ritirato gli atti presso gli uffici Figc. Chi personalmente, come gli arbitri De Santis e Rodomonti, chi attraverso i legali, come la Juventus e vari altri tesserati. E s’è fatto risentire Luciano Moggi, letteralmente sparito dalla circolazione in questa bufera, attraverso il suo avvocato Paolo Trofino. «Noi solleveremo la questione procedurale al processo. Dobbiamo leggere ancora tutte le carte», ha affermato il legale di Big Luciano mentre caricava sull’auto le scatole contenenti oltre alla notifica del deferimento di Palazzi, le oltre 7.000 cartelle legate alla relazione dell’Ufficio indagini. «Quando un sistema viene indagato attraverso intercettazioni di poche utenze di alcune persone, il risultato che emerge è ovviamente parziale». L’altro legale dell’ex dg bianconero, Fulvio Gianaria aveva in mattinata dichiarato: «Non c’è alcuna ragione perché Luciano Moggi debba essere giudicato in un processo sportivo, perché dimissionario. In qualsiasi giustizia domestica quando si danno le dimissioni non si viene giudicati: questo lo hanno detto i giudici civili, che hanno imposto altre volte alle federazioni di interrompere processi disciplinari. Tale volontà di fare il processo sportivo a Moggi a tutti i costi contrasta con i principi generali dell’ordinamento e anche con le norme specifiche della federazione, che nel suo regolamento prevede che quando ci sono dimissioni nel corso di un processo disciplinare non è più ammesso un futuro tesseramento. Non vi è nessuna ragione perché il processo sportivo debba essere fatto». Ma la muta replica di Palazzi è fin troppo evidente: lo deferiamo e lo condanniamo adesso per evitargli in futuro, se ancora ne avesse voglia, di ritornare a lavorare per qualche club calcistico.
Tagliente invece il commento dell’avvocato Manlio Morcella, difensore dell’arbitro Tagliavento: «Se la situazione probatoria è rimasta inalterata, quello del deferimento è un passaggio kafkiano. Mi auguro non prevalga il giustizialismo, perché sarebbe vergognoso». E mentre Massimo De Santis, «emblema del processo preventivo» (così si è definito lui) afferma: «Siamo già tutti colpevoli», torna a parlare Innocenzo Mazzini, ex vicepresidente Figc, tramite il suo avvocato Marco Rocchi: «Pensiamo di avere argomenti con cui ribattere le accuse che emergono dal deferimento, dove peraltro non abbiamo trovato sorprese, non c’erano indicazioni diverse dagli illeciti che vengono contestati a Mazzini nell’avviso di chiusura indagini della procura di Napoli».
«Un ricorso al Tar? Dipende dall’esito della giustizia sportiva, ma non lo escludo affatto, seppur rispettando le idee di Guido Rossi, ma è la giurisprudenza che lo prevede». Sono le parole dell’avvocato Gian Michele Gentile, difensore della Lazio e del presidente Claudio Lotito. «Siamo convinti di poter evitare la B, anche perché non facciamo parte di nessuna cupola. Il sistema Moggi tramava contro di noi e si capisce anche dai deferimenti». Ma contro la Lazio ci sono le 16 pagine di accuse di Palazzi che si intersecano con le 35 che interessano la Fiorentina, visto che sotto indagine è proprio la gara Lazio-Fiorentina con coinvolgimento diretto dei due presidenti.

Le 27 pagine invece che riguardano la Juventus, con tutte le intercettazioni che coinvolgono Moggi, Giraudo, Mazzini, Bergamo, Pairetto, De Santis, Lanese, evidenziano le condotte finalizzate ad alterare i principi di terzietà imparzialità e indipendenza degli appartenenti al settore arbitrale nell’interesse del club bianconero. Con una lunga serie di richiami all’articolo 6, l’illecito sportivo, quello che sta spingendo la Juve più in basso della serie B.

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