Stefano Zurlo
da Milano
Allora, senatore Lino Jannuzzi è soddisfatto?
«Lusingato. Conto tantissimo. Più della tv di Stato, più della lottizzazione, più di tutto e di tutti».
Il «caso Jannuzzi» ha fatto precipitare lItalia come un meteorite in fondo alla classifica sulla libertà di stampa dellautorevole Freedom House.
«Sono onorato. Però mi pare abbiano esagerato».
E perché? Lei si è fatto sette mesi di detenzione domiciliare e sarebbe rimasto in quella situazione altri due anni se non fosse intervenuto il presidente Carlo Azeglio Ciamnpi.
«Infatti io spero che Ciampi venga rieletto Presidente».
Perché? Che centra?
«Centra, centra. Due giorni fa la corte dappello di Trento ha confermato la condanna a 1 anno e 2 mesi inflittami dal tribunale di Cles».
Cles?
«Sì, Cles: fra le altre trovate della legge cè che si procede nel luogo in cui il giornale o il libro sono stati stampati».
Che avrebbe combinato questa volta, senatore?
«Avrei diffamato Giancarlo Caselli e dodici magistrati del Pool di Palermo per il libro sul processo Andreotti. Figurarsi. Manca la Cassazione, poi...».
Poi?
«Poi ci risiamo unaltra volta. Forse i giudici mi spediranno in galera o mi chiuderanno in casa. Ciampi, che mi ha tolto dai guai dandomi la grazia, potrebbe concedere il bis».
Scusi, non le pare di esagerare? Lei chiede troppa grazia.
«Ma no. Alternative non ne vedo».
Pessimista?
«Realista. Il mio caso ha suscitato grandi dibattiti nel Paese e sullonda dellemozione il Parlamento aveva annunciato lapprovazione di una nuova legge sulla diffamazione. La Camera aveva votato il testo che, finalmente, aboliva il carcere. Poi al Senato la norma si è incagliata, anzi si è infognata. Meglio non parlarne più».
Il carcere resterà come una minaccia sulla libertà della categoria?
«Le manette le hanno applicate poche volte: Guareschi, il sottoscritto. Adesso, a colpi di emendamenti hanno peggiorato a tal punto il testo che è meglio non se ne faccia più nulla».
Così ci saranno inevitabilmente altri casi Jannuzzi.
«No, no: ci sarà proprio Jannuzzi. E devo confessarle che mi scoccerebbe sulla soglia degli ottantanni passare le mie giornate a Poggioreale o chiuso in casa».
Come ha trascorso quei sette mesi di pena?
«I primi due al mare, in Calabria, sono andati bene. Potevo uscire al mattino e rientrare la sera. Perfetto. A Roma, invece, è stata una gran rottura di scatole. Per fortuna il 16 febbraio è intervenuto Ciampi e questa storia è finita».
LItalia scivolerà ancora nella vergognosa classifica?
«Già adesso sono sorpreso. Lavesse gonfiata Celentano, questa notizia, avrei detto: Che genio.
Il problema è che non è un ballon confezionato per «Rockpolitik». Celentano ha solo citato il rapporto preparato dalla Freedom House.
«Appunto. E al peggio non cè limite. Io aspetto la Cassazione. E mi preparo».
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