«Sono pronto a collaborare»

«Sono pronto a collaborare»

Roma Chiediamo a Fabio Berti, presidente dell’Anpac e noto a tutti come il capo della rivolta dei piloti: ma lei ha firmato la lettera di assunzione? «Sto andando a firmare adesso», risponde. Nelle stesse ore, alla Magliana, l’ad di Alitalia Rocco Sabelli alla domanda di un giornalista: «Avete assunto Berti?» sfumava con un diplomatico «non ricordo», e «comunque io guardo avanti». Il momento storico è cambiato. Dalla lotta si è passati al dialogo, o almeno ai tentativi di dialogo.
Berti, che cosa si aspetta dal nuovo corso dell'Alitalia?
«La compagnia è contraddistinta ancora da diversi punti interrogativi. Dipenderà moltissimo da come la nuova proprietà gestirà i rapporti con il personale. I piloti, in particolare, vengono da un periodo durissimo, non sono motivati. Occorrono segnali positivi. Credo che il futuro dipenderà da quanto l'azienda sarà in grado di rimotivare il personale».
Quali sono ancora i temi di contrapposizione?
«Il più importante riguarda la mancanza del rispetto dei criteri di anzianità nelle assunzioni. Non solo per i piloti, per tutte le categorie. Ci sono piloti anziani rimasti fuori, giovani riassunti. L’Anpac ha chiesto con forza la gestione corretta delle risorse».
Ci si deve aspettare un nuovo periodo di turbolenza sindacale?
«Non lavoro per questo, oggi in particolare sto lavorando esattamente al contrario. Ho dato segnali di apertura perché ritengo che si debba trovare un accordo. Tante cose si possono sistemare facilmente. Ma ho ritorni diversi, c’è chi vuole il dialogo e chi no. Eppure è assurdo non cercare delle soluzioni».
Un passeggero ora può viaggiare tranquillo? Non rischia ritardi, cancellazioni, mancata riconsegna del bagagli?
«Tutti devono continuare a viaggiare Alitalia. Dopo un periodo duro spero che il buon senso vinca. Alti esponenti del governo stanno cercando soluzioni, spero si imponga il fronte della ragionevolezza».
Col senno di poi rifarebbe la sua battaglia allo stesso modo?
«Oggi la posizione è di dialogo. Rifarei la battaglia, non so se la rifarei allo stesso modo. Ma la categoria è stata toccata profondamente e di conseguenza era inevitabile assumere posizioni forti».
Avete commesso errori?
«Potevamo fare meglio, certo, ma questo vale per tutte le cose della vita. A posteriori è facile. Ma la situazione era esasperata e sulle decisioni talvolta ha prevalso l’istinto».
Qual è oggi il ruolo del governo nella vostra contrapposizione all'azienda?
«Un ruolo importantissimo in questa fase. Determinante. In sostanza può dare il giusto equilibrio alle parti. Ci sono persone ragionevoli dentro al governo e in ambienti vicini, spero che si trovi una soluzione».
E Air France che ruolo avrà?
«Sarà determinante sotto il profilo commerciale. Grazie al network integrato, aiuterà a recuperare passeggeri, che per Alitalia è una necessità urgente. Dal punto di vista gestionale, Parigi ha molta esperienza specifica e sa come gestire il trasporto aereo».
E dal punto di vista sindacale?
«Anche qui il suo ruolo sarà importante. Con i piloti ha sempre avuto un rapporto di alto livello, costruttivo».


Lei manterrà il suo impegno sindacale?
«Sì. L'Anpac non rappresenta i piloti di Alitalia ma tutti i piloti italiani. E a breve diventerà anche più forte, grazie alla fusione con l'Unione piloti, che abbiamo già deliberato».

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