Le Signorine Buonasera

Sono state le prime "influencer" d'Italia. Dal 2016 sono andate in pensione. Un libro fa rivivere la storia delle annunciatrici tv

Le Signorine Buonasera

Le massaie le chiamavano per nome: Mariolina, Rosanna, Maria Giovanna. Come fossero quasi di famiglia. «Guarda che bella camicia ha stasera la Nicoletta» «Però l'Emanuela ha la stessa collana della scorsa settimana». Le signorine buonasera sono state un pezzo importante della storia della televisione italiana, anzi una parte della nostra storia nazionale: hanno inseguito e insegnato stili, dettato mode nell'abbigliamento, nel trucco e parrucco, sono state protagoniste delle pagine di rotocalchi e settimanali. Non erano soltanto annunciatrici: nell'immaginario popolare si trasformavano anche in fidanzate, sorelle, amiche o mogli ideali. Insomma, delle influencer ante litteram.

A loro ha dedicato un corposo libro Michele Vanossi che lavora al nostro Giornale e di cui i lettori avranno letto la firma (Le signorine buonasera, Edizioni Gribaudo/Feltrinelli). Un volume di interviste alle più note annunciatrici, corredato da interventi dei protagonisti della televisione italiana, da Maurizio Costanzo, che ha curato la prefazione, a Bruno Vespa ad Antonella Clerici a Eleonora Daniele a Fabio Fazio a Michele Guardì a Carlo Conti e tanti altri.

RICORDI E RIMPIANTO

«Non dimentichiamo - ricorda per esempio Costanzo - quanti italiani si sono invaghiti di quei volti belli e rassicuranti che colmavano, magari, temporanee o definitive solitudini Quando Mariolina Cannuli, sulla Rai, dava la buonanotte, molte mogli s'ingelosivano Una proposta: domandiamo ai telespettatori delle televisioni pubbliche e commerciali se vogliono o no il ritorno delle signorine buonasera». «Io le rimpiango - concorda Vespa -. Soprattutto quelle in bianco e nero. Erano belle, ma non conturbanti. Perfette per entrare in casa senza irrompervi. Punti di riferimento garbati, con la dizione perfetta, con gli abiti giusti e il sorriso giusto. Autorevoli in una televisione autorevole. Perché così era la Rai» La memoria di Marcello Foa, presidente della Tv di Stato, vola ai ricordi di bambino: «Tutti le chiamavano le signorine buonasera ma per noi bambini erano le signore buonanotte Eleganti e temutissime, perché quando apparivano sullo schermo, subito dopo Carosello, una voce risuonava in salotto, una voce dolce e severa, quella di nostra madre che, come accadeva nelle case di tutti gli italiani, ci diceva: Bambini a letto!. Ma io e mia sorella facevamo finta di non sentire e continuavamo a seguire, come ipnotizzati, l'annuncio dei programmi serali declamato in un italiano impeccabile dalle signorine, pardon, dalle signore buonasera».

Vanossi da bambino rimaneva abbagliato dalle annunciatrici, sia di casa Rai sia di casa Mediaset. Era incantato dalla bellezza, dall'educazione, dal garbo e dal sorriso rassicurante («da adolescente ero completamente rapito dagli occhi di Cinzia Lenzi», racconta). Poi, cresciuto, ne ha conosciute e intervistate molte. E ha deciso si trasformare la sua «passione» in un libro quando la tv di Stato, nel 2016, ha spento le ultime luci su quelle figure mitiche, seguita due anni dopo da Mediaset che tolse l'incarico all'ultima annunciatrice rimasta, Emanuela Folliero. L'inevitabile fine di un'epoca dovuta al radicale cambiamento della televisione, passata dalla fruizione diretta a quella on demand ma anche al cambiamento della società: nessun giovane si fermerebbe mai ad ascoltare un annuncio per più di cinque secondi. Comunque, con questo libro, il nostro Michele spera anche di convincere i dirigenti televisivi a riportare le sue amate «signorine» in tv, certamente con un ruolo molto diverso, più moderno, tecnologico, integrato tra tv e web. E lo sperano anche molti fan nostalgici di quei volti.

Come non cominciare, dunque, dalla più popolare e longeva di tutte: la mitica Nicoletta Orsomando, in video per quarant'anni esatti, dal 1953 al 1993. Di lei nel libro si rievocano in particolare gli incontri con gli intellettuali e i registi più importanti, da Umberto Eco a Federico Fellini.

Vanossi riporta anche un episodio poco felice che ci rammenta che le signorine buonasera non erano solo semplici annunciatrici, ma spesso presentavano programmi importanti come Sanremo.

La Orsomando nel 1968 fu la prima donna a leggere il telegiornale: «Dopo un po' di tempo fu sollevata dall'incarico perché non aveva nessuna spintarella politica. Così le disse, senza mezzi termini, l'allora direttore del Tg1». Tra i tanti ricordi, Rosanna Vaudetti, seconda solo alla Orsomando quanto ad anzianità lavorativa, racconta invece quando un signore le inviò il suo testamento olografo: «Mi lasciava ogni suo avere dicendo che aveva trascorso più tempo con me che con i suoi parenti Ovviamente feci finta di non aver averlo mai ricevuto».

Marina Morgan era invidiata per i suoi splendidi capelli, che dettavano moda. «I miei look - spiega - me li sono sempre creati da sola, senza che mai nessuno mi imponesse qualcosa. Ero io che decidevo, a seconda del momento e di come mi sentivo. Negli anni Sessanta ero rossa, poi bionda e riccia negli anni Ottanta, mora e liscia negli anni Novanta, e negli anni 2000 decisi di ritornare bionda come sono tutt'ora. E sono anche stata la prima ad avere le mèches azzurre! Molti pensavano che il caschetto fosse una parrucca. Vi dirò di più: anche oggi, come ieri, mi faccio il colore e la piega da sola».

LO SCANDALO

Innumerevoli gli episodi, i retroscena, gli intralci, le papere, i momenti divertenti o quelli tristi che si possono ritrovare nelle pagine. Come quello raccontato da un'altra indimenticabile conduttrice, Mariagiovanna Elmi: «La sera di Capodanno 1979, con l'avvento della terza rete, a causa della distrazione del tecnico di turno venne trasmessa per un minuto e mezzo l'immagine di me mentre mi aggiustavo la scollatura del vestito (su Internet gira ancora il video di quella scena)». Allora uno scandalo, adesso bazzecole

Emanuela Folliero, la nota annunciatrice Mediaset (chi non la ricorda intenta a presentare I Bellissimi su Rete4), riporta la mente a quanto era difficile farsi strada tra tante ragazze che volevano lo stesso ruolo. «Non ho mai avuto sostitute e non ho mai avuto santi in paradiso! Ho avuto dei mal di stomaco micidiali a causa delle varie intrusioni. A un certo punto pensai o mollo o vinco sul campo: ho cambiato così il mio modo di pensare e di ragionare. Se prima ero intimorita e magari poco sicura, mi sono fatta coraggio, forte del fatto che sapessi fare bene il mio mestiere. Funzionavo perché ero un'ottima venditrice, o meglio, ero un ottimo veicolo per vendere»

Insomma, «le signorine buonasera sono andate in pensione ma non sono state rottamate - come analizza Angelo Miglietta, prorettore dello Iulm di Milano -. Il loro lascito, come accade per le cose buone, a loro è sopravvissuto e il grande merito di Michele è proprio di avercelo rivitalizzato consentendoci così di capire che quel mondo dolce, tenero e di buone maniere non è finito: anche attraverso le signorine buonasera rimane e resterà dentro di noi.

Consentendoci di essere anche solo un po' migliori, e di farci a nostra volta portatori di Bene nel nostro particulare, in una società italiana che, come avvenuto in altri momenti non proprio luminosi della nostra storia, oggi ha davvero bisogno di buone cose».

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