«Gli sono vicino umanamante e cristianamente»

«Gli sono vicino   umanamante  e cristianamente»

Doveva essere, quello di ieri mattina a Palazzo San Giorgio, il primo incontro ufficiale da presidente con i giornalisti, per uno come lui, Luigi Merlo, che giornalista è stato (ed è tuttora iscritto all’Albo pubblicisti), e in ogni caso capisce al volo le esigenze degli operatori della televisione e della carta stampata. Ma evidentemente è tale l’aspettativa del «nuovo», e magari anche dell’incontro col presidente più giovane della storia dell’Autorità portuale, che la Sala dei Capitani alle 11 in punto si presenta gremita al limite della capienza: ci sono esponenti (autorevoli) del mondo dello shipping, come Filippo Schiaffino, uno dei protagonisti della privatizzazione dello scalo, ci sono altrettanto autorevoli rappresentanti delle Capitanerie, sindacalisti, dipendenti della struttura (cui nel pomeriggio Merlo dedicherà un incontro riservato). Mancano, invece, gli operatori portuali e i rappresentanti delle istituzioni. Lo stesso presidente chiarisce: «Mi sembrava opportuno mantenere uno stile sobrio fin dall’inizio del mio incarico». Inevitabile che qualcuno faccia il confronto con l’investitura pubblica a Giovanni Novi, quattro anni fa, con Sandro Biasotti, Alessandro Repetto e Sandro Biasotti a incoronare il capo del porto (e magari a manifestare la volontà di condizionarlo?). Brevissima l’introduzione-passaggio di consegne del comandante della Capitaneria di Porto di Genova e vicepresidente del comitato portuale, l’ammiraglio Ferdinando Lolli. Subito dopo i microfoni, le telecamere e gli obiettivi dei fotografi sono tutti concentrati su Merlo. Che conferma l’immagine ormai collaudata da un biennio di assessorato in Regione: risposte brevi, linguaggio chiaro, toni smorzati. Le domande fioccano, gli si rivolgono tutti dandogli del «tu». Un solo cenno al predecessore coinvolto nell’inchiesta giudiziaria. Merlo scandisce le parole. «Sono vicino umanamente e cristianamente a Giovanni Novi e alla sua famiglia».

Infine la promessa: «Mi trasferisco da La Spezia. Diventerò genovese». Che suona anche come la sola, garbata polemica rivolta a chi l’aveva «condannato» perdente all’Authority genovese per i natali e la residenza spezzini.

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