Economia

Sony taglia diecimila posti di lavoro

Oneri di ristrutturazione per 1,8 miliardi di dollari

Sony taglia diecimila posti di lavoro

Maddalena Camera

da Milano

I videogiochi non bastano. Il gigante nipponico Sony, nonostante sia il produttore della console per videogiochi più venduta nel mondo (oltre 100 milioni di pezzi), ossia la Playstation, è in crisi. Messa all’angolo da concorrenti di ogni nazione come l’americana Apple per la musica da passeggio o i coreani di Samsung nei televisori con schermi Lcd, la società giapponese un tempo leader nel settore dell’elettronica di consumo ha annunciato un drastico piano di ristrutturazione. Con tagli alle spese per 200 miliardi di yen (pari a 1,8 miliardi di euro) e riduzione del personale di 10mila unità (ossia il 7% dei dipendenti a livello mondiale) entro il 2007. Lo ha deciso il presidente Howard Stringer, un gallese di 63 anni che da marzo è il primo straniero a guidare il super gigante nipponico. Già presidente di Sony America, Stringer aveva annunciato a giugno la volontà di ristrutturare profondamente la società rendendola più efficiente.
I tagli riguarderanno 5mila dipendenti amministrativi e altri 5mila in settori produttivi. Di questi, 4mila riguardano il Giappone mentre altri 6mila licenziamenti saranno effettuati nel resto del mondo. Il piano di ristrutturazione prevede anche una drammatica concentrazione e riduzione degli impianti produttivi da 65 a 54, ossia 11 in meno. «La tecnologia di Sony è in declino - ha ammesso Stringer -, serve maggiore disciplina e come i russi dobbiamo difendere Mosca dalle truppe di Napoleone». La prima mossa per difendere l’azienda è prevista per il 19 novembre prossimo quando Sony lancerà in Giappone il suo nuovo Walkman, ossia una ennesima versione del lettore musicale portatile che 26 anni fa decretò l’avvento della musica da passeggio. Il prodotto di punta avrà una memoria da 20 giga e conterrà fino a 13mila canzoni. Sony spera di venderne almeno 4,5 milioni entro marzo. Ossia cinque volte il numero di Walkman venduti lo scorso anno ma sempre poco rispetto all’Ipod di Apple, che ha venduto 6,5 milioni di esemplari in tre mesi. Stringer sta dunque cercando di applicare la strategia che gli ha permesso di ristrutturare le attività Usa di Sony dove in tre anni sono stati eliminati 9mila posti di lavoro e circa 700 milioni di costi. La mossa era comunque dovuta. Basta pensare che il titolo Sony in 5 anni è sceso di circa il 65%. E anche l’annuncio di ieri non è bastato a fermare il trend discendente tanto che il titolo è sceso di un ulteriore 3,5%.

I costi di ristrutturazione peseranno sul bilancio annuale di Sony che fattura circa 65 miliardi di dollari all’anno per circa 90 milioni.

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