Diego Vigne
L'iniziativa «Juvesoccerschool» prende corpo in tutte le sue componenti. Infatti dopo la prima fase embrionale, in cui si era pubblicizzato l'evento ed erano avvenute le iscrizioni, l'Associazione Sportiva D'Albertis ha deciso di esporre a tutti il programma che Juventus propone per le sue «Academy». I dirigenti dell'Associazione hanno colto l'occasione della visita di un tecnico della società bianconera, per presentarsi ufficialmente al pubblico e per far sentire da vicino ai bambini, i veri protagonisti, l'appoggio della Vecchia Signora del calcio italiano. È infatti previsto che per cinque volte all'anno la Juve invii un proprio tecnico per visionare i bambini e coadiuvare il lavoro dei mister locali: tutto ciò è avvenuto lunedì 7 Novembre, giornata in cui Marco Di Bene, insegnante di Educazione Fisica, ha passato un'intera giornata con le varie leve della D'Albertis, osservando con cura i ragazzi e facendoli provare da vicino il metodo di lavoro della Juventus.
La visita ha poi avuto il suo culmine con la serata di gala presso il teatro «Von Pauer» di Via Ayroli nel quartiere di San Fruttuoso; qui alla presenza dei genitori dei bambini il mister Di Bene e il dottor Perpignano, presidente della D'Albertis, hanno illustrato punto per punto tutti i risvolti dell'iniziativa.
Il tecnico della Juventus durante il suo discorso ha messo bene in evidenza quali sono i punti cardine di questa operazione, ovvero formare un comportamento equilibrato nel sociale e nello sport, fornire una metodologia didattica per il mondo del calcio e formare dei veri sportivi. Il progetto è stato voluto fortemente da Juventus in collaborazione con Nike, sponsor tecnico della squadra, per poter dare un'impronta positiva al settore giovanile, una parte un po' troppo spesso dimenticata dalle società italiane, ma da sempre fonte di talenti. Per permettere tutto ciò la società bianconera ha dato vita ad un'organizzazione capillare e molto ben coordinata: ricerca, infatti, in ogni provincia la società locale più adatta alle sue richieste, fornisce kit ufficiali a tutti i partecipanti, permette ai tecnici del posto di arricchire le proprie conoscenze e interagisce costantemente con le famiglie dei ragazzi per renderle partecipi a fondo dell'opportunità data ai loro figli.
Lo scopo vero, che il signor Di Bene ha voluto subito metter in chiaro, è quello di poter creare dei veri sportivi, cioè ragazzi non ossessionati dalla fame di successo, ma campioni di correttezza da applicare in qualsiasi ambito, anche al di fuori del calcio; questi principi si sono sposati in pieno con quelli dell'Associazione D'Albertis, la quale sta agendo da società seria e professionale, che non illude i bambini, ma che anzi li stimola a giocare divertendosi, come è nello spirito del progetto bianconero.
La naturale conclusione del percorso è una settimana di stage presso gli «Juve Camp» che si svolgono in varie località, durante la quale i piccoli calciatori stanno a contatto con tanti altri ragazzi e con i tecnici della Juventus, migliorando così la loro tecnica.
Quello che è emerso dalla serata è che questa iniziativa, nata da due anni, è sicuramente un innovativo metodo per avvicinare i bambini al calcio, senza però privare loro del divertimento, parte vitale della loro crescita: da notare come il tutto stia riscontrando grandi successi anche fuori dai confini italiani, come ad esempio in Canada dove ci sono già società affiliate, e che quindi si punti ad un rafforzamento del progetto per poter rivalutare un settore calcio in piena crisi esistenziale già da parecchio tempo. Naturalmente per poter consentire un'adeguata formazione ai ragazzi è necessario che i mister delle varie società partner siano ben preparati, e quindi la Juventus ha deciso di promuovere anche corsi specifici per tecnici, con l'iniziativa «University», la quale forma gli allenatori sotto ogni punto di vista, in modo da poter rispondere a qualsiasi tipo di richiesta da parte dei bambini.
Insomma tutto ciò ci offre un quadro completo di quanto questo progetto possa consentire una rinascita al mondo del calcio, partendo dalle fondamenta, ovvero dai bambini che in futuro dovranno continuare a portare avanti, si spera in maniera pulita e positiva, quello che da molte parti viene definito come il «gioco» più bello del mondo.
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