Pietro Vernizzi
da Milano
È la nuova sfida di don Luigi Verzè, rettore del San Raffaele, che ha deciso di lanciare a Verona il primo ospedale per sani. Lidea non ha precedenti nel mondo, tanto che gli scienziati americani lhanno già definita la clinica del futuro. Tra le novità il fatto che i «pazienti» saranno seguiti ventiquattro ore su ventiquattro dai medici del centro, senza mai dover essere ricoverati.
Il progetto si basa sulle ultime scoperte della tecnologia elettronica, che permetterà di collocare un microchip sotto la pelle delle persone e di monitorare costantemente il loro stato di salute. Chi si rivolgerà alla nuova clinica, infatti, si recherà al lavoro, prenderà laereo, andrà a fare la spesa, dormirà e nel frattempo, grazie ai più moderni sistemi satellitari e di comunicazione integrata, i dati su di lui scorreranno sugli schermi dei dottori del centro. Il team di specialisti potrà così compiere di volta in volta numerosi controlli ed esami senza dover scomodare i cittadini. E in caso di malattia, altri vantaggi riguarderanno la possibilità di indirizzare i pazienti verso i centri di cura più preparati per la diagnosi o la cura.
«Non sarà un vero e proprio ospedale - ha detto don Verzè - ma un servizio agli ospedali». Attorno alla clinica sorgeranno supermarket dietetici, consigli per il moto fisico di tipo terapeutico, centri di medicina dello sport e così via. Come ha aggiunto il rettore del San Raffaele, «le mamme avranno un punto dove chiedere: Come posso alimentare il mio bambino diabetico?». Allorigine, una convinzione scientifica del sacerdote milanese: «Il primo farmaco delluomo è lalimentazione. Un farmaco di cui ultimamente stiamo abusando». Semplificando: «Si magia troppo e si magia male». Ecco dunque che unalimentazione mirata permetterà di prevenire le malattie. Di qui il nome del progetto, Quo vadis? (in latino «Dove vai?»), che nasce proprio dallintento di curare la salute prima che insorgano i problemi.
Difficile dire quali saranno i tempi di realizzazione, anche se don Verzè ha pronosticato: «Entro un paio danni si comincerà a costruire le fondamenta. Ma una delle fasi cruciali è già stata avviata: abbiamo cominciato a preparare le persone, scegliendole tra i laureati della nostra facoltà di Medicina. Oggi non ci sono ancora gli specialisti con le conoscenze necessarie per compiere tutto ciò che sarà richiesto ai medici del nuovo centro, ma stiamo lavorando in questa direzione».
Poi il rettore si è lasciato andare ai ricordi, rievocando gli anni precedenti il 1950, quando fondò la clinica milanese: «Lidea ce lavevo già, ma agli amici dicevo: Prima voglio formare gli uomini, poi costruirò lospedale San Raffaele». E ora, con l«ospedale per sani», la storia si sta ripetendo.
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